La lettera di Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila

Caro Direttore,
qualche giorno fa hai parlato, sul tuo quotidiano, della scalinata barocca di San Bernardino.

In ogni città, ad un tratto, dei luoghi vengono scelti e divengono un punto di aggregazione nel quale si riconosce la comunità o una parte di essa. All’improvviso, anni fa, questa scalinata è diventata il luogo dei giovanissimi: «le nicchiette», la chiamano loro. Le nicchette erano il muretto dove nasceva la comitiva, l’amicizia, quella che poi ti accompagna e ti scalda per tutta la vita. Era il posto dei primi amori, il luogo indimenticabile del primo bacio. Lì i ragazzi iniziavano a sentirsi parte della loro città. Guai se un adulto scendeva da quelle scale: eravamo costretti a percorsi alternativi. È successo a me: vivere la tenerezza di vedere per la prima volta tuo figlio mano nella mano con una ragazzina, che arrossisce e finge di non vederti.

Oggi i giovani aquilani hanno solo un centro commerciale dove incontrarsi e chiedono disperatamente di riavere i loro spazi.
Stiamo facendo di tutto. Stiamo riaprendo il parco del Castello cinquecentesco e abbiamo riaperto la strada che porta fino alle «nicchiette». È una lotta contro il tempo, ma siamo determinati: dobbiamo restituire ai ragazzi di 14-18 anni il loro posto. È questo il senso della parola «nicchiette» che, in realtà, sono grandi edicole monumentali. La nicchia: il rifugio. La ricostruzione della città, per i nostri ragazzi, passa proprio – comincia – dalla restituzione di questa scalinata.

Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila

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