Caro Direttore,
qualche giorno fa hai parlato, sul tuo quotidiano, della scalinata barocca di San Bernardino.
In ogni città, ad un tratto, dei luoghi vengono scelti e divengono un punto di aggregazione nel quale si riconosce la comunità o una parte di essa. All’improvviso, anni fa, questa scalinata è diventata il luogo dei giovanissimi: «le nicchiette», la chiamano loro. Le nicchette erano il muretto dove nasceva la comitiva, l’amicizia, quella che poi ti accompagna e ti scalda per tutta la vita. Era il posto dei primi amori, il luogo indimenticabile del primo bacio. Lì i ragazzi iniziavano a sentirsi parte della loro città. Guai se un adulto scendeva da quelle scale: eravamo costretti a percorsi alternativi. È successo a me: vivere la tenerezza di vedere per la prima volta tuo figlio mano nella mano con una ragazzina, che arrossisce e finge di non vederti.
Oggi i giovani aquilani hanno solo un centro commerciale dove incontrarsi e chiedono disperatamente di riavere i loro spazi.
Stiamo facendo di tutto. Stiamo riaprendo il parco del Castello cinquecentesco e abbiamo riaperto la strada che porta fino alle «nicchiette». È una lotta contro il tempo, ma siamo determinati: dobbiamo restituire ai ragazzi di 14-18 anni il loro posto. È questo il senso della parola «nicchiette» che, in realtà, sono grandi edicole monumentali. La nicchia: il rifugio. La ricostruzione della città, per i nostri ragazzi, passa proprio – comincia – dalla restituzione di questa scalinata.