Quando sapremo la verità?

Nel 1978 partecipa con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l’esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate sull’ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio “eclatante”.
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.

Giuseppe “Peppino” Impastato. Nato a Cinisi il 5 gennaio 1948 e morto il 9 maggio 1978: ucciso dalla mafia e da uno stato assente.

Quanti erano i brigatisti a via Fani? Quante sono state le prigioni di Moro? Due interrogativi che racchiudono molti dei misteri del caso. L’immagine del cadavere di Moro nel bagagliaio della Renault rossa in via Caetani rimane una delle immagini più tragiche della storia italiana recente. Misteri anche sull’atto conclusivo della tragedia: le Br sostengono che Moro venne ucciso a Via Montalcini alle sei del mattino e poi trasportato cadavere in via Caetani. Ma l’autopsia rivela che Moro è stato ucciso a non più di 50 metri da dove viene ritrovato e che sopravvisse quasi 15 minuti alle raffiche di mitra. Sui suoi vestiti e sui pneumatici dell’auto viene inoltre trovata sabbia di mare. I brigatisti sostengono che si trattò di un espediente per confondere le acque.  I giornalisti Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca sostengono nel loro libro “Il misterioso intermediario”, che Moro era a un passo dalla liberazione, salvato da un’abile mediazione tra Viminale, Br e Vaticano. Condotto in un palazzo del ghetto ebraico, stava per essere portato in Vaticano su un’auto con targa diplomatica. Ma all’ultimo momento all’interno delle Br qualcuno si rimangiò la parola data. Cossiga ha definito il libro “bellissimo”.
Il segretario della Dc Benigno Zaccagnini è il politico più segnato dalla tragedia di Moro. Sostenitore della fermezza, viene accusato direttamente da Moro di averlo abbandonato. Sarà ancora segretario della Dc fino al 1980, poi sparirà dalla scena politica. Terribile l’anatema scagliato da Moro contro i suoi compagni di partito: “Il mio sangue ricadrà su di loro”.

Aldo Moro. Nato a Maglie (LE) il 23 settembre 1916, morto a Roma il 9 maggio 1978: ucciso dalle Brigate Rosse e dalla politica italiana.

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