La nuova P2


C’è il faccendiere maneggione con un passato nella P2 di Gelli, c’è il coordinatore del partito di maggioranza in grado di far pressioni sul governo e sui politici di coalizione, c’è il Senatore condannato per mafia con un eroe come migliore amico, il sottosegretario indagato per affiliazione camorristica a cui si chiede di fare il governatore di una regione del sud, c’è il geometra democristiano che fa pressioni sul Presidente emerito della Consulta per ricevere favori, e il vecchio indagato di Tangentopoli che fa conoscere “persone” al premier.

Il Tribunale di Roma ha stilato un rapporto di 70 pagine, con la collaborazione di specialisti in materia, in cui cerca di far luce su quella che viene definita comunemente la nuova P2, quella loggia segreta nata non moti anni fa, con la quale alti esponenti della politica e della finanza italiana muovono i fili del paese. Nel testo si fanno i nomi di personaggi molto influenti e tutti attualmente al governo.

Il faccendiere maneggione è Flavio Carboni, intricato in quasi tutti i misteri italiani: dal finto suicidio di Roberto Calvi al crac dell’Ambrosiano, dalla scomparsa di Emanuela Orlandi passando per il sequestro Moro, lo IOR – la Banca Vaticana – e la banda della Magliana. Insomma, un uomo per tutte le stagioni. Quando nacque, questa nuova P2, aveva lo scopo di sovvertire il potere istituzionale esattamente come la vecchia P2. Il loro obiettivo era il condizionamento di giudici e politici per aggiustare e orientare sentenze e pronunce, decisioni importanti, dal Tar alla Cassazione, dal Csm alla Corte costituzionale. Tutto per favorire il Presidente del Consiglio, qualche procuratore e presidente di Corte d’Appello e alcuni governatori o aspiranti tali. Assieme a Carboni due individui di dubbia fama: Pasquale Lombardi – geometra democristiano ex esponente di spicco della DC campana come sindaco di un comune dell’avellinese, ex componente di Commissioni Tributarie – e Arcangelo Martino, che in un’intervista dell’anno scorso al Corriere dichiarò di aver fatto conoscere il padre di Noemi, Benedetto Letizia, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con un passato da indagato, poi prosciolto, durante Tangentopoli.

I tre si incontrano il 23 settembre 2009 in un appartamento a palazzo Pecci Blunt in piazza dell’Ara Coeli, assieme a loro ci sono naturalmente il padrone di casa, il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller. L’incontro viene organizzato per discutere del lodo Alfano perché la Consulta si riunirà il 6 ottobre per deciderne la legittimità e la maggioranza è in fibrillazione. Come sappiamo la Corte si è espressa negativamente, ma il 30 settembre Lombardi chiama l’ex presidente emerito Cesare Mirabelli: «I suoi colleghi, su che posizione staranno? La donna, dicono che è amica sua, possiamo intervenire almeno su di lei?». Dopo la bocciatura del lodo Lombardi chiama Martino: «Che figura di merda, noi non cumandamm manc ‘o cazz».

Nell’ordinanza del gip Giovanni De Donato si legge: «Tra settembre e ottobre Carboni, Martino e Lombardi hanno tentato l’avvicinamento di giudici della Corte Costituzionale per influire sul Lodo. L’operazione si intreccia con il tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell’onorevole Nicola Cosentino alla presidenza della Regione Campania, contropartita in cambio degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale». La loggia si dedica anima e corpo per far fuori Stefano Caldoro da candidato presidente in Campania con false accuse e ricatti, per far posto all’ex sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, già indagato lo scorso anno per concorso esterno in associazione camorristica. Il gruppo agisce su due differenti piani ben oliati. Lombardi fa pressioni con il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone per intervenire a favore del ricorso contro la richiesta d’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa del sottosegretario; dall’altro si agisce con false accuse via web atte a diffamare Caldoro su sue presunte abitudini sessuali, tanto che Martino al telefono con Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, dice testualmente: «Un Marrazzo in Campania. Che fine abbiamo fatto, siamo finiti in un mondo di froci, povero Berlusconi».

Il progetto non riesce, Caldoro vincerà le elezioni e verrà eletto presidente della regione Campania. In totale solo due operazioni su sei – Lodo Alfano, nomina di Cosentino, gli impianti per l’eolico in Sardegna, la riammissione della lista Formigoni alle regionali, le pressioni sul Csm per le nomine di alcuni procuratori (Isernia, Nocera Inferiore, Corte d’Appello di Milano), le pressioni sul ministero per inviare un’ispezione a Milano alla Commissione che aveva bocciato la lista Formigoni – raggiungono lo scopo prefissatosi dal gruppo: l’eolico in Sardegna e la Corte d’Appello di Milano. «Se è vero che il sodalizio non sempre riesce nei propri scopi – scrive il gip – la mancata realizzazione degli obiettivi non esclude il reato di associazione segreta». Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino sono stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso, alla violenza privata e alla diffamazione. In più il Pm aggiunto della procura di Roma Giancarlo Capaldo contesta ai tre anche l’articolo 2 della legge Anselmi, quella che ha sciolto perché illegale la loggia P2.

Bersani ha dichiarato che il governo dovrebbe riferire in Parlamento. Forse – rileggendo i fatti di Dell’Utri, Carboni, Lombardi, Martino e soprattutto Berlusconi – il governo dovrebbe riferire in tribunale.

(Giacomo Lagona)

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