316 sì, 301 no: Berlusconi ha di nuovo avuto la fiducia della Camera. Risultato abbastanza prevedibile dopo le dichiarazioni esplicite di Scajola che aveva annunciato il voto favorevole suo e di altri. Nonostante ciò, il sostegno al Governo è diminuito rispetto alle ultime occasioni per l’assenza di alcuni colleghi del centrodestra che hanno disertato, rendendo così evidente il loro malessere, la domanda di discontinuità.
La tattica parlamentare adottata dalle opposizioni in questo passaggio ha messo in luce due elementi: in primo luogo la possibilità, non scontata, di unire tutte le forze che oggi considerano il Governo Berlusconi un danno e una zavorra per il Paese. In secondo luogo la drammatica pochezza degli argomenti del Premier e dei parlamentari che ancora lo sostengono….L’aula a metà ha reso ancora più grande il vuoto di contenuti riformatori di Berlusconi e ha manifestato plasticamente che nella politica come nella società progressisti e moderati possono “fare delle cose insieme”. Con molta cautela, con i soliti distinguo (tra cui quello per nulla comprensibile della delegazione radicale), questo passaggio ci ha detto che è possibile e necessario, per battere il berlusconismo culturalmente prima ancora che elettoralmente, uno schieramento di forze politiche e sociali ampio e che il Pd è oggettivamente il baricentro di una simile alleanza. Serve uno sforzo per tessere relazioni politiche e sociali su cui fondare il progetto per l’Italia di domani. L’euforia di Berlusconi e i suoi per la fiducia di oggi non durerà a lungo e soprattutto non dà nessuna risposta ai problemi reali della società italiana. Presto molto presto saremo chiamati – in un modo o in un altro – ad assumere la responsabilità di indicare noi la via d’uscita.