LA TRUFFA DEL LATTE E LA SFIDA EDUCATIVA A KM ZERO

La “truffa del latte” ci fa riflettere. Anche perché questa volta avviene vicino a casa, dentro il contenitore agricolo friulano. Ci fa riflettere anzitutto sul danno alla collettività che genera chi mira al solo proprio interesse. Conosciamo la sensibilità del mercato. Purtroppo i danni di immagine per i prodotti caseari friulani, in primis il Montasio, rischiano di essere ben maggiori rispetto al vantaggio sperato dai “furbi” di turno. Bene hanno fatto dunque i nuclei NAS a smascherare la truffa, ma il bilancio per chi resta sul campo dell’onestà rischia di essere tutt’altro che attivo.

La seconda riflessione perciò è proprio questa: l’onestà sembra diventata una strada che non paga. L’educazione che ho ricevuto mi ha formato a sentire l’onestà e la rettitudine morale come un dovere verso gli altri ma anche come un modo per stare in pace con me stesso. Checché se ne pensi, è un indicatore di salute avere nella giusta misura il senso di colpa. Viceversa oggi questo orizzonte, sia sociale che di equilibrio interiore, sembra largamente scomparso. Il veleno dell’interesse privato con cui ci siamo pian piano avvelenati ha finito per mettere fuori uso il senso morale. Fino quasi a capovolgerlo: se non frodi a tuo vantaggio non sei furbo o quantomeno ti becchi dell’ingenuo, dell’idealista fuori dal mondo. E’ la lezione del latte, ma assomiglia tanto a quella che è giunta in questi mesi anche dalle indagini sulle spese dei gruppi politici in Consiglio regionale, dove il dato più sconcertante pare essere proprio la naturalezza condivisa della priorità dell’interesse privato su ogni altra cosa, a prescindere dalla legalità o meno delle azioni.

Sono notizie queste che escono dalla cronaca e appesantiscono il bilancio sociale del costume friulano. Sono brutta musica che sembra suonare giorno per giorno alle nostre orecchie: quel che conviene a me viene prima di ogni altra cosa. E poco importa se la sofisticazione alimentare rischia di avvelenare altri. I musicanti non hanno più le stimmate ladresche di un tempo: sono indistintamente imprenditori, politici, allevatori, autisti dell’autobotte… nessuno è escluso insomma, neppure il mondo agricolo, per tanti custodia, memoria attiva e forse anche trincea di uno stile di vita sano e carico di valori.

C’è dunque un campo morale da ricostruire nel nostro paese e bisogna rimboccarsi le maniche anche in casa nostra. Un sentimento etico che non si compera in borsa e che non possiamo immaginare di scambiare nel mercato internazionale. E’ una produzione necessariamente Made in Friuli. E’ veramente a km zero perché tocca solo a noi. E’ una sfida di assoluta ampiezza e profondità educativa. Una sfida a cui nessun soggetto sociale può sottrarsi, in primis le famiglie. Una sfida che impone alle nostre comunità di avere a cuore e sostenere tutti i soggetti con compiti specifici, come la scuola ma anche l’associazionismo educativo e sportivo. E’ da lì che dobbiamo ricominciare se vogliamo esser sicuri di mangiare di nuovo Montasio di qualità, con il profumo di onestà insomma.

Giorgio Zanin – Deputato PD
XIII commissione agricoltura

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