Nella mattina di sabato 18 giugno il consiglio comunale si è insediato e il nuovo sindaco Mario Ongaro ha giurato davanti a circa 160 cittadini. Subito un pensiero: come si fa a essere della Lega Nord e giurare in nome del popolo italiano fedeltà alla costituzione repubblicana? E’ un mistero che non comprendo. Per me sussiste una contraddizione di fondo tra l’essere militante di un partito che all’art.1 del suo statuto pone come scopo l’indipendenza della Padania e poi vedere lo stesso, segretario di sezione leghista, diventare primo cittadino di un comune dell’Italia una ed indivisibile. Ongaro e i suoi mi devono dire come fanno a conciliare due cose tanto in contraddizione tra loro se non facendo dell’ipocrisia un sommo principio politico. Per inciso, a Pontida ieri si è visto che il doppiogioco, sempre più schizofrenico di un leghismo di lotta dura e di governo perbenista, non piace più neanche al popolo verde che ha gridato “secessione!” durante l’imbarazzato discorso di Bossi. Ebbene, più per necessità che per convinzione, anticipando il primo dei nostri ordini del giorno, la maggioranza a trazione leghista ha fatto risuonare nell’aula consiliare anche l’inno di Mameli. Bene, ma francamente non trovo accettabile che tutto scorra innocentemente come se nulla fosse. Provo irritazione nel constatare che valori, riti, simboli dell’identità nazionale vengono svuotati di ogni autentico significato e riempiti di abbondante opportunismo politico. E’ chiaro che per il centrodestra ciò che conta è stare al potere anche mettendo insieme una coalizione-guazzabuglio di interessi e valori contrapposti. Penso che le contraddizioni prima o poi esploderanno. E noi saremo il detonatore.
Espletato il protocollo, il sindaco con fascia tricolore addosso e fazzoletto verde al taschino, ha cominciato a presentare, illustrare e commentare il programma per i prossimi cinque anni. Un’ora e mezza di discorso, spesso lezioso da maestro in cattedra, i cui verbi d’azione amministrativa erano spesso coniugati al futuro con tono dubitativo o al condizionale, preceduti da “forse, probabilmente, vedremo se, e simili”. Più volte, oltre che in premessa, ha ripetuto che il suo programma sarà flessibile e non rigido, capace di adattarsi alle nuove esigenze che i cittadini indicheranno a lui e alla sua giunta. Lui sarà il sindaco che ascolterà e accontenterà la gente perché è in questo modo che si fa comunità, che si creano legami di cooperazione e coesione sociale. Dubito. Intanto non ha detto alcunché sulle assemblee di quartiere, come strumento di ascolto e partecipazione dei cittadini sperimentato negli ultimi anni, e nulla sugli Stati Generali tanto richiesti dall’alleato silente Franco Vampa e che tutte le forze politiche poco prima delle elezioni si erano impegnate a realizzare con l’inizio del nuovo mandato. Ongaro ha spaziato su tutti i capitoli del programma, promettendo e auspicando cose che, come ho avuto modo di dire nel mio intervento, l’amministrazione Mucignat ha già realizzato o sono state avviate per l’85-90%. Ho detto pure che la flessibilità, tanto ostentata, segnala una volontà del sindaco di essere populista più che popolare. Governare non significa dire sempre di si a tutti. Governare significa anche spiegare che certi desideri non si possono soddisfare e che certe richieste non si devono esaudire in alcun modo. Il motto “prima i nostri” è incompatibile con i diritti umani, con le direttive europee, con il dettato costituzionale e quindi con diverse leggi nazionali. Un sindaco deve governare con senso di responsabilità.
Ongaro non ha iniziato nel migliore dei modi: ha dimostrato di essere confuso e poco attento alla realtà. Come si fa a discettare per oltre un’ora di provvedimenti e opere da fare quando è palese che in gran parte sono già compiute dal predecessore? Non siamo mica all’anno zero! Dov’era Ongaro dal 2006 ad oggi? In quale paese viveva? Ci ha pensato Carlo Mucignat nel suo intervento a rinfrescare la memoria a tutti: sindaco, amministratori e cittadini presenti. Il centrodestra eredita una situazione contabile risanata, un avanzo di bilancio di 900 mila euro per nuovi investimenti, una miriade di lavori pubblici completati e altri da poco avviati (rifacimento strade con piste ciclabili, rotonde, riqualificazione della piscina, ampliamento del comando di polizia municipale, ristrutturazione Centro A.Moro, nuove sedi per le associazioni, ecc) e migliorato i servizi, quelli sociali e culturali in testa, accrescendone l’efficienza e la qualità. Questi sono fatti, non parole in libertà.
E, come ha evidenziato anche Laura Sartori, di Sinistra in Comune, questi fatti vanno riconosciuti e salvaguardati anche da chi subentra perché il dato politico inconfutabile è che il centrodestra governa per una manciata di voti in più rispetto al centrosinistra. Noi rappresentiamo l’altra metà dei cittadini cordenonesi che sono andati al voto! Non una esigua minoranza. La nostra opposizione sarà perciò ancora più forte e competente in quanto avvalorata da una forza elettorale pressocché equivalente.
A sottolineare le contraddizioni di Ongaro ci ha pensato anche il neocapogruppo Pd Alberto Fenos ricordando che il sindaco in campagna elettorale ha fatto ai cordenonesi ben quattro promesse rivelatesi poi ingannevoli. Primo, Ongaro aveva promesso di comporre una giunta di sei assessori, come nel mandato precedente di Mucignat, e invece l’ha realizzata di sette componenti non avendo saputo contenere gli appetiti dei partiti che lo hanno sostenuto. Secondo, Ongaro aveva dichiarato agli elettori che avrebbe fatto il sindaco a tempo pieno e invece ha chiesto solo una riduzione d’orario d’insegnamento. Per coerenza avrebbe dovuto chiedere l’aspettativa, e non lo ha fatto. Terzo, aveva assicurato che si sarebbe ridotto lo stipendio quando invece, in veste di dipendente pubblico, non lo può fare perché la legge non glielo consente. Quarto, aveva affermato che il presidente del consiglio, nonostante la nuova legge non lo dica espressamente, avrebbe rinunciato al compenso equiparato all’assessorato. La legge invece è chiarissima al riguardo sancendo che al presidente va il gettone presenza da consigliere eventualmente maggiorato.
Insomma, il sindaco Ongaro già dalle prime mosse ha dimostrato di non essere all’altezza della situazione. Noi dell’opposizione di sicuro non faremo sconti alla maggioranza. E non faremo sconti, a partire dalla questione dell’incompatibilità dell’assessore Pasqualini, il quale, dopo aver perso in primo grado la causa contro il Comune, durante il governo Mucignat, non può ora pretendere di chiudere la partita con la giustizia a tarallucci e vino. Il Comune ha tutto il diritto di rivalersi sull’ex-dipendente, oggi divenuto amministratore, per i restanti due terzi delle spese legali che il giudice ha accollato all’Ente Locale. Anche se si tratta di 5-6 mila euro, sono pur sempre soldi pubblici che è giusto riscuotere da chi la causa l’ha intentata e poi persa.
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