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Il punto sull’attentato di ieri a Tucson

Jared Lee LoughnerChristina Taylor GreenSarah PalinGabrielle Giffords

Della strage compiuta a Tucson, in Arizona, ne abbiamo parlato ieri sera. Oggi rimangono purtroppo da aggiornare i morti, che arrivano a sei: John M. Roll, giudice federale, 63 anni; Gabriel Zimmerman, assistente di Gabrielle Giffords (la deputata al Congresso ferita alla testa e data per morta poco dopo la strage), 30 anni; Dorwin Stoddard, pastore protestante, 76 anni; Christina-Taylor Green, la bambina di 9 anni che ha destato tanto scalpore anche perché nata il giorno dell’attacco alle Twin Towers; Dorthy Murray di 76 anni e Phyllis Schneck di 79 anni entrambi pensionati. I feriti nel frattempo sono calati a 14 ufficialmente, e non 18 come si era detto subito dopo l’attentato.

Il killer, come abbiamo già detto, è Jared Loughner: uno squilibrato di 22 anni – probabilmente un cadetto, ma non è dato per certo – che sul suo profilo su MySpace e YouTube delirava su come il governo stesse complottando per controllare le menti degli americani e di come stessero subendo il lavaggio del cervello tramite la “grammatica”. Insomma, non pare tanto sano di mente. Pare assodato che non abbia precise connotazioni politiche, anche se tra i suoi mantra ve ne sono alcuni dell’estrema destra americana e benché una sua amica lo definisse “di sinistra”. Tra i suoi libri preferiti sui social network indicava il Mein Kampf e il Manifesto del Partito Comunista.

Obama ha inviato in Arizona Robert Mueller, il direttore dell’Fbi. Decisione insolita, è noto che il direttore non lavora sul campo, e da qui si capisce quando sta a cuore alla Casa Bianca la risoluzione degli omicidi in tempi rapidi, anche perché si cerca un uomo di 40/50 anni con i capelli scuri che dalle immagini riprese dal centro commerciale vicino la sparatoria, si crede collaborare con Loughner.

Della deputata Gabrielle Giffords si sa che è stata la prima ebrea eletta al Congresso dall’Arizona, ex repubblicana, è moderata centrista a favore dell’aborto e della ricerca sulle staminali, fa parte della New Democrat Coalition e della Blue Dog Coalition, che subito dopo l’Uragano Katrina si è recata personalmente a Houston per offrire il proprio aiuto come volontaria, aveva vinto a novembre la rielezione alla Camera battendo il candidato del Tea Party per quattromila voti.
E’ contro l’immigrazione clandestina ed è favorevole alle armi tanto che ne possiede una. E’ sposata con l’astronauta Mark Kelly – il comandante della prossima missione dello shuttle in programma ad aprile – arrivato a Tucson immediatamente con un aereo messo a disposizione dalla Nasa.

Ieri negli Stati Uniti – ma anche nei siti italiani – si è molto parlato dell’infografica di Sarah Palin che evidenziava i deputati democratici che avevano votato e approvato la riforma sanitaria di Obama con “mirino” e didascalia: “E’ tempo di prendere posizione”. La Palin, interrogata da MSNBC, diceva: “Quando si fanno cose del genere [l’approvazione della riforma sanitaria, Ndr], bisogna rendersi conto che sono azioni che hanno delle conseguenze”.  Sempre ieri sera la leader del Tea Party su Facebook e sul suo sito faceva le condoglianze ai familiari della Giffords:

My sincere condolences are offered to the family of Rep. Gabrielle Giffords and the other victims of today’s tragic shooting in Arizona.
On behalf of Todd and my family, we all pray for the victims and their families, and for peace and justice.

– Sarah Palin

Il mio sincero cordoglio alla famiglia della deputata Giffords Gabrielle e alle altre vittime della tragica sparatoria di oggi in Arizona.
A nome di Todd e della mia famiglia, tutti noi preghiamo per le vittime e le loro famiglie, e per la pace e la giustizia.

– Sarah Palin

Ancora oggi il testo è reperibile sia sul suo sito che su Facebook.

Lo scorso marzo, dopo l’approvazione della riforma sanitaria, la Giffords aveva subito minacce e il suo ufficio era stato danneggiato da vandalismi. Ma per tutto l’anno in Arizona il dibattito politico è sfociato in violenza e attentati più o meno seri: “Quando vedi persone squilibrate, quando osservi le reazione al vetriolo che vengono fuori da certe bocche riguardo cose tipo ‘abbattere il governo’, la rabbia, l’odio, il fanatismo che circola in questo paese sta diventando oltraggioso. E sfortunatamente l’Arizona ne è diventata la capitale. Siamo la mecca del pregiudizio e del fanatismo”. A dirlo è stato lo sceriffo della Contea Clarence Dupnik.

I repubblicani alla Camera oggi hanno rinviato tutte le discussioni previste per la prossima settimana, compresa quella del 12 gennaio sull’abolizione della riforma sanitaria.

[OpenWorld]

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Arizona, bocciata la legge sull’immigrazione clandestina

Lo scorso aprile la governatrice dell’Arizona Jan Brewer aveva firmato una discutibilissima legge sull’immigrazione clandestina appena approvata dal Congresso dello stato. La legge prevedeva che la polizia potesse fermare chiunque per il solo “ragionevole sospetto” di essere immigrato clandestino, e potesse perfino arrestarlo se trovato senza documenti di riconoscimento. Ciò comportava che ogni immigrato era obbligato a portare sempre dietro i documenti.

La legge approvata in Arizona è molto sostenuta dalla popolazione locale: lo stato si trova al confine con il Messico, e dato che proprio il Messico è il paese da cui provengono la maggior parte degli immigrati e grossi quantitativi di droga arrivano negli States da questo confine, secondo un sondaggio del Washington Post i favorevoli sarebbero in maggioranza attestandosi attorno al 58 per cento.

L’amministrazione Obama aveva fortemente criticato la legge alludendo al fatto che potrebbe erodere la fiducia della gente nelle forze di polizia, col risultato che anche la sicurezza ne risentirebbe:

«Quello che è accaduto in Arizona minaccia di minare i principi basilari del nostro paese, così come la fiducia tra la polizia e le loro comunità, fondamentale per mantenere la sicurezza».

Giorni più tardi Obama aveva incaricato il Dipartimento di Giustizia di fare ricorso contro l’Arizona per violazione delle leggi federali sull’immigrazione. Negli USA il reato d’immigrazione clandestina rientra nella sfera federale, è dunque Washington a doversene occupare. Alla luce di queste nuove affermazioni, la Governatrice Brewer avrebbe firmato una legge non di sua competenza, dunque del tutto irregolare.

Oggi la corte federale di Phoenix ha temporaneamente bloccato la legge sospendendo alcune norme contenute al suo interno.

La corte federale, presieduta dal giudice Susan Bolton, ha parzialmente accolto il ricorso del Dipartimento di Giustizia, riservandosi però la decisione finale – attesa comunque entro un paio di settimane – appena analizzerà in maniera più approfondita i documenti presentati da Washington e dallo stato dell’Arizona.

Il giudice ha sospeso le norme più controverse, ovvero il diritto della polizia di chiedere i documenti a qualsiasi immigrato sulla base del semplice “ragionevole sospetto”, e l’obbligo per ogni immigrato di portare sempre con sè un documento di riconoscimento.

La motivazione della sentenza la spiega la stessa giudice Bolton:

«Appare molto probabile che la polizia finirebbe per arrestare anche cittadini in regola con il permesso di residenza. Con questa iniziativa l’Arizona finirebbe per imporre uno straordinario e raro onere agli immigrati legali, un onere che solo il governo federale ha facoltà di imporre».

All’indomani della firma la governatrice Brewer ha visto impennarsi i sondaggi a suo favore (non solo in Arizona, anche nel resto degli Stati Uniti) e si era messa in luce tra i repubblicani, con la sospensione della legge i consensi probabilmente caleranno, però in compenso si parlerà molto di più della donna che ha messo in discussione la politica sull’immigrazione dell’amministrazione Obama, soprattutto dopo i continui posticipi di Washington per una riforma sulla clandestinità e sul pattugliamento dei confini di cui l’Arizona è maggiormente penalizzato.

A novembre si vota per il Governatore dello stato, e la Brewer probabilmente verrà rieletta.

(Giacomo Lagona)