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Brunetta attacca i precari. E diventa testimonial nello spot PD per la conferenza lavoro (video)

“Nelle espressioni estreme di Brunetta e non solo sue è evidente la profonda incomprensione di quanto sta avvenendo nella società e c’è da preoccuparsi perché dal governo non è arrivata alcuna autocritica sulla sua incapacità di agire davanti alla più grave crisi economica dal dopoguerra”.

Questo è stato il primo commento del segretario del PD Pier Luigi Bersani dopo le gravi affermazioni del ministro Renato Brunetta che, non volendo rispondere a due lavoratrici precarie, le aveva apostrofate come “l’Italia peggiore” abbandonando un convegno pubblico.

“Si tratta sempre – ha continuato Bersani – di quel divorzio tra governo e realtà che non legge quanto negli ultimi mesi si è mosso nella società: lo spontaneo movimento di lavoratori e insegnanti, il movimento delle donne, la manifestazione a piazza S. Giovanni, la trasmissione di Fazio e Saviano, le celebrazioni per i 150 e ci metto anche la nostra assemblea a Varese…tutto segnala una realtà profonda che si muove”.

“Il disprezzo che esprime il ministro Brunetta, nell’ordine, per i giovani disoccupati, per gli immigrati e anche per coloro che hanno rinunciato persino a cercare un lavoro è davvero intollerabile”, ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.”Al di là delle scuse postume, ormai una vera abitudine per tutti gli esponenti di questo governo che chissà perché non vengono mai compresi dai giornalisti, le dichiarazioni del ministro della Pubblica amministrazione rivelano la visione che questo Esecutivo ha di una delle questioni più drammatiche del nostro Paese, ovvero la disoccupazione giovanile. Una visione farsesca”.

“E’ chiaro – ha proseguito Anna Finocchiaro – che maggioranza e governo non hanno compreso la lezione delle urne, altrimenti non continuerebbero ad esprimersi in questo modo. Gli italiani sono stanchi di questi toni. Un governo serio non dormirebbe la notte per cercare una soluzione al fatto che 1 giovane italiano su 3 è disoccupato e che 2 milioni di ragazze e ragazze non studiano e non lavorano. E’ un’emergenza assoluta, perché l’Italia sta rinunciando alle sue forze migliori. Noi siamo un partito serio, e per questo abbiamo presentato un disegno di legge per affrontare in modo complessivo la ‘questione giovanile’ e ridare una chance alle nuove generazioni e al Paese. Credo – ha concluso Anna Finocchiaro – che ancora una volta gli italiani apprezzeranno la differenza”.

Anche per Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, “le dichiarazioni del ministro Brunetta sui lavoratori e le lavoratrici precarie sono inaccettabili. Se avesse un minimo senso delle istituzioni si dovrebbe dimettere. Non solo il governo di cui fa parte è intervenuto sistematicamente per aggravare le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici precarie, con il collegato lavoro e con la rimozione dei vincoli ai contratti a termine. Non solo non ha messo in campo nessuna iniziativa per la crescita e l’occupazione. Non solo umilia con tagli ciechi la scuola pubblica. Ora anche gli insulti. Prima il governo Berlusconi va via, prima si possono aprire prospettive di lavoro per le generazioni più giovani”.

Per Marianna Madia deputata Pd in commissione Lavoro della Camera, “la frase di Brunetta sui precari come parte peggiore dell’Italia non e’ una gaffe ne’ uno scivolone. Brunetta ha detto ciò che veramente pensa. Che il governo Berlusconi disprezzi i precari lo ha dimostrato negli anni espellendone decine di migliaia dalla pubblica amministrazione e peggiorandone le condizioni di lavoro con diverse norme antiprecari. Oggi Brunetta, non ha fatto altro che confermare i fatti con le parole. La parte peggiore del paese è un ministro della Repubblica che dice frasi del genere”.

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Non siamo tutti uguali

Il ministro della Difesa tedesco Guttenberg ha rassegnato le dimissioni perchè aveva copiato da altri diversi brani della sua tesi di Giurisprudenza.

Il ministro dell’Innovazione italiano, quando L’Espresso ha scoperto che aveva copiato diversi brani e tabelle da un altro libro, ha fatto spallucce, non ha risposto ed è rimasto incollatissimo alla sua poltrona.

Beppe Severgnini scrive su Italians:

Il ministro tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg, accusato d’aver copiato parte della tesi di dottorato, s’è dimesso. Proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto in Italia.

Il ministro Carlo T. Gutti – nome di fantasia – viene accusato d’aver copiato la tesi di laurea. Per giorni evita ogni uscita pubblica, rinunciando anche a due inaugurazioni, un’escursione familiare con l’auto blu e un invito a “Ballarò”. Raggiunto finalmente dai cronisti, nega tutto: “Chiunque s’azzardi a dire che ho copiato la tesi se la vedrà con me in tribunale!”. I compagni di partito confidano ai giornalisti: “Gutti? Ma sarebbe stato bocciato anche al Cepu! Un dottorato? Impossibile.” Il titolo di studio è però visibile dietro la scrivania ministeriale, tra le foto con cardinali, capi di Stato e Francesco Totti. L’on. Gutti deve spiegare: ha preso la laurea? L’ha copiata? L’ha comprata?

Preoccupato, lancia la controffensiva. I media governativi sostengono che “le accuse sono risibili”. Una trasmissione TV dimostra, con un plastico, che il ministro Gutti, se avesse copiato la tesi, sarebbe giustificato: la facoltà dove ha studiato è labirintica, e il relatore è noto per non farsi trovare dagli studenti. L’opposizione, uscendo dal consueto stato catatonico, grida il proprio sdegno: «La vicenda Gutti rappresenta un chiodo nella bara della democrazia!», dice un portavoce. Gli ascoltatori fanno gli scongiuri e il portavoce non verrà più invitato.

Il premier, tuttavia, è preoccupato. Ha sul tavolo una lettera firmata da circa 23 accademici (tutti prossimi alla pensione), dottorandi e semplici cittadini: nella missiva si critica la gestione dell’affaire Gutti, “che rischia di trasformare la laurea in una parodia”. Un consigliere commenta, rispettoso, che la laurea in Italia è già una parodia. Ma il capo non è convinto. “Alle mamme quel pezzo di carta interessa, dicono i sondaggi. Meglio convocare i direttori dei Tg e vedere cosa ne pensano”.

Viene decisa una strategia. Tre ministre spiegheranno in Tv che si tratta di ‘gogna mediatica’, di un ‘golpe accademico’ e ‘di un brutto giorno per l’università italiana in quanto si vogliono dividere buoni e cattivi, seri e poco seri’. Il ministro in persona apparirà in lacrime al Tg4 stringendo al petto la tesi di laurea: “E’ mia! E’ mia!”.

Neppure questo produce i frutti sperati. Si tenta allora di minimizzare: “Così fan tutti”, è la nuova parola d’ordine. Gutti concorda un’intervista: ammette d’aver copiato, ma si scaglia contro i “giustizialisti in toga”. I commentatori liberali applaudono: tra i diritti dell’individuo c’è quello di copiare la tesi di laurea, sostengono (citando un’operetta giovanile di Hume dal titolo “Xerox if you can”). A Milano viene organizzata in fretta e furia una nuova manifestazione (“In mutande ma plagi”). Viene scelto il teatro degli Arcimboldi. Il Dal Verme infatti non basta a contenere tutti gli italiani che hanno scopiazzato la tesi di laurea. E oggi, finalmente, si sentono assolti.

L’esposto contro Brunetta su Facebook!

L’esposto di Natale Sorrentino è finito anche tra le pagine del Fatto Quotidiano su Facebook. Segno che l’iniziativa del nostro consigliere ha una valenza davvero importante, e se il giornale di Padellaro lo pubblica sulla fan-page del più famoso social network del mondo, vuol dire che la notizia – e l’iniziativa – è diventata di carattere nazionale e non più solo locale.

Il Pd di Cordenons non può che fare i complimenti al consigliere Sorrentino, credendo possa essere la prima di una lunga serie di iniziative che ci vedono in prima linea contro il malgoverno di questa destra.

Il Ministro Brunetta ha superato il segno

Carissime/i,

vi propongo un’iniziativa clamorosa di “resistenza umana”. Da quando si è insediato, il ministro Brunetta non ha perso occasione di insultare i lavoratori del pubblico impiego, utilizzando dati taroccati sull’assenteismo e proponendo “riforme” che esistono già da molti anni. Di fatto la sua crociata si è manifestata concretamente in una “Tassa sulla malattia” che colpisce non il fannullone, ma l’ammalato.

Nell’ultima esternazione, che trovi in allegato, il Brunetta si è lanciato in trucide ed offensive espressioni nei confronti dei lavoratori pubblici, come: “(La riforma) è il bastone in mano al cittadino…se non riceve quel bene o quel servizio secondo lo standard, può dire al funzionario: io ti faccio un mazzo così”.

Non so voi, ma io ho deciso che ha superato il segno. Pertanto, assecondando la mia indignazione di cittadino, ho chiesto al “mio” avvocato di predisporre un esposto/denuncia alla Procura della Repubblica.

L’esposto  serve a “segnalare” alla Procura un avvenuto reato. Nel nostro caso si tratta del reato di minaccia e di istigazione alla minaccia.

La Procura, ricevuto l’esposto, lo valuta e decide se aprire o no un’indagine.

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