di Giacomo Lagona
Il 17 maggio 2010 si celebra la sesta giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia (IDAHO International Day Against Homophobia and Transphobia). La data ricorda il 17 maggio 1990 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso anche l’omosessualità ego-distonica dall’elenco delle malattie mentali. Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), la prima Giornata internazionale contro l’omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2005, a 15 anni esatti dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista dell’OMS.
Il Parlamento Europeo si è già pronunciato il 18 Gennaio 2006 con una Risoluzione sull’omofobia in Europa nella quale condanna con forza ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale ed è tornata a parlarne con la risoluzione del 26 aprile 2007 per ricordare la necessità che la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale in tutti i settori sia vietata completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione basato sull’articolo 13 del trattato CE, indicendo il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l’omofobia (per le istituzioni europee parlare di omofobia equivale a parlare anche di transfobia). Alcuni estratti del testo approvato:
art. 8 «Il Parlamento europeo […] ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni»
art. 10 «[…] condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli»
A dissenso della tesi secondo la quale il Pd non si è adoperato seriamente per la lotta all’omofobia, e contrariamente a ciò che ci diceva ieri Giacomo Deperu sul fatto che Debora Serracchiani non senta il bisogno di appoggiare la campagna friulana, oggi la segretaria regionale sul suo blog scrive alcune cose molto importanti:
Sono passati vent’anni ma per i gay la strada dei diritti è ancora in salita e vivere con serenità il proprio orientamento sessuale rimane un obiettivo lontano, anche in Italia.
Il mondo gay riesce a guadagnare l’attenzione del pubblico solo quando subisce violenza o quando è costretto a manifestare vivacemente la propria identità per chiedere ascolto e tutela: è una discriminazione che si consuma nell’indifferenza ostile o infastidita di molta classe politica.
Nel nostro Paese non siamo ancora riusciti a dotarci di leggi che perseguono i reati a sfondo omofobico, ultimi in Europa con la Grecia, e il centrodestra continua a demonizzare perfino l’espressione degli affetti omosessuali, come dimostra la polemica sorta ad Udine dopo l’affissione, su iniziativa dell’Arcigay e Arcilesbica, di manifesti che ritraggono un bacio omosex.
Non è solo la Serracchiani che difende la giornata di oggi. Ivan Scalfarotto contesta il Parlamento – di cui anche il Pd partecipa attivamente – per non aver ancora formulato una legge contro l’omofobia e attacca duramente l’aggressione a Paola Concia da parte di alcuni neofascisti:
A voler chiedersi cos’è l’omofobia si dovrebbe cominciare da lì, dal tentativo di intimidazione di una parlamentare che ha fatto della costruzione di un paese più inclusivo la missione della sua vita e un patrimonio per l’intero partito. E dai commenti al video, in puro stile squadrista, che gli stessi hanno girato durante l’azione e diffuso in rete, dove Paola viene definita una “lesbica isterica”. L’omofobia è violenza fisica, è discriminazione, è assenza di diritti, ma l’omofobia è anche nella cultura delle piccole cose, nelle parole che quotidianamente utilizziamo. […] Celebriamo dunque questa giornata dovendo amaramente rilevare che un altro anno è passato senza che il parlamento abbia avuto la capacità e l’autorevolezza necessaria per approvare una legge contro l’odio omofobico. L’inerzia del legislatore non costituisce soltanto un problema politico ma morale: il parlamento ha la responsabilità di indicare con chiarezza i principi che uniscono la nostra comunità nazionale, riempiendo così di senso il nostro contratto sociale. Il ripudio di ogni genere di odio è un messaggio che dovrebbe giungere dalle Camere al Paese, in modo netto ed inequivocabile, al di là dei colori politici e degli schieramenti.
Cristiana Alicata – fondatrice del Partito Democratico, dirigente regionale in Lazio e vittoriosa perdente alle elezioni laziali – organizza la giornata odierna a Roma con una manifestazione a Montecitorio in cui si leggeranno alcuni passaggi della risoluzione europea contro l’omofobia e le dichiarazioni omofobe, esplicite o velate, di personaggi pubblici e politici. La stessa Cristiana presenta un documento al Pd per il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso, su cui in calce compaiono le firme di molti esponenti friulani:
Come è avvenuto in passato su grandi questioni di libertà, come il divorzio o la riforma del diritto di famiglia, dobbiamo giocare la nostra parte per stare al passo con la storia e mettere in pratica i principi di uguaglianza e libertà contenuti negli atti costitutivi del partito. Il PD imbocchi questa strada con coraggio e convinzione. Lo faccia adesso, perché il tempo è ora.
Ho citato solamente tre casi in cui esponenti del Partito Democratico si sono fatti avanti per i diritti di eguaglianza delle coppie LGBT, ma se ne trovano a centinaia in tutte le città italiane. Pordenone, ad esempio, è guidata dal sindaco Bolzonello e da una giunta di centrosinistra ed ha partecipato attivamente ai manifesti che abbiamo riportato ieri; la stessa cosa ha fatto Udine col sindaco Honsel e la giunta a maggioranza Pd. Dovrebbero bastare in realtà, ma per la verità non basta mai anche perché qualcuno si ostina ancora oggi a dire che gli omosessuali sono diversi e la giornata mondiale contro l’omofobia non serve.
Si sbagliano su entrambe le affermazioni.