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Una giornata di super informazione

Cari editori, cari rappresentanti della Federazione Nazionale della Stampa,

Vi scrivo in merito allo sciopero del 9 luglio 2010 come strumento di contestazione contro la Legge bavaglio. In questi giorni riflettevamo su questa forma di protesta. Ma se si vuole dare un segnale forte per contrastare una legge che vuole i cittadini non informati e i giornalisti imbavagliati forse non è questa la risposta giusta. Anzi ci vorrebbe ancora più informazione.

Allora a nome della Valigia Blu, la dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini, il gruppo apartitico nato su Facebook per una informazione corretta e per il bene comune (con oltre 207 mila iscritti), vi chiediamo per venerdì 9 luglio anziché scioperare, di pensare a una forma di protesta più forte e originale: regalate ai vostri lettori i vostri giornali! O fateli pagare la metà!

Ve lo immaginate? In edicola quel giorno chi normalmente legge un giornale potrebbe decidere di leggerne 4, 5, invece di avere una giornata senza informazione avremmo una giornata di superinformazione!

Arianna Ciccone

Secondo voi, cosa risponderà la stampa?

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Quale informazione [liveblogging nei commenti]

di Giacomo Lagona

Noi del Pd siamo famosi per non indovinare uno slogan o il titolo di uno speech pubblico. Esattamente come è successo questo fine settimana per l’assemblea nazionale, i grafici piddini hanno messo in gioco l’apertura come fronte popolare, ma questo ha dato modo ai detrattori – anche deputati e parlamentari del Pd – di giocare con il “Pd Open” titolato per questo incontro. Diciamo subito che nemmeno stavolta i geni del marketing hanno centrato il problema comunicativo, ma anzi hanno messo in moto una macchina del parossismo come poche volte è successo.

Marco Damilano è un giornalista dell’Espresso che molto spesso ci azzecca, soprattutto a sinistra, ma qualche volte tende a drammatizzare l’imponderabile. Come ha fatto ieri sottintendendo ad un nullismo del Pd.

Il Pd ha consultato due agenzie: una per sapere chi è, l’altra per capire cosa dire. Ma non dovrebbe essere questo il compito di chi fa politica? Fiutare quello che si muove nella società, valori e interessi, e dargli una rappresentanza, un’organizzazione, un progetto e una classe dirigente in grado di portare quei valori e quegli interessi al governo? Siamo nel momento di maggiore crisi dell’Europa e dell’Italia. Il tempo di ripensare tutto. Se serve il sondaggista per sapere chi siamo e il comunicatore per sapere cosa dobbiamo dire, cosa resta da fare poi alla politica, al Pd? Niente, appunto.

Per certi versi condivisibile – soprattutto la storia dei sondaggisti e dello slogan tutt’altro che originale – ma se vogliamo molto forzato, la risposta ideale, secondo me, l’ha data Carmine nei commenti:

Il problema siete voi giornalisti.- Ormai siete voi a promuovere questo o quello.- Spesso dite tutti sempre la stessa cosa come una lobby delinformazione precostituita.- Bersani ed il PD hanno scritto 10 punti fondamentali sui quali impegnarsi, ebbene avete pubblicato questi punti? Li abbiamo visti su Repubblica e sull’Unita’, ma poi nessun dibattito, nessu approfondimento, cosa che invece e’ stata fatta in giro per l’Italia, nelle riunioni, durante alcune manifestazioni. Ma la stampa dov’era??? Se Berlusconi al mattino fa una pernacchia, dopo due minuti e’ riportata ovunque ed in tutte le salse.- La cronaca parlamentare la snobbate, non si riportano gli interventi, le opposizioni, quindi e’ tutto piatto.- Non parliamo poi dei tanti talk-show mattutini e pomeridiani dove l’ospite di turno (in grande maggioranza del governo) fanno i mattatori senza un contraddittorio.Stamane per omnibus la Santanche’ ha avuto il coraggio di dire che tangentopoli e’ uscita fuori senza bisogno delle intercettazioni, una bufala colossale, basta ricordare le migliaia di intercettazioni dell’epoca addirittura nel 1986 con lo scandalo petroli che venne fuori grazie a centinai di bobine con le tefonate registrate. Eppure nessuno in studio ha contraddetto questa cavolata.- Per abbattere un regime bisogna prendere delle posizioni precise e quindi avere il coraggio di aiutare l’oppositore ad essere piu’ incisivo altrimenti il vostro impegno e’ solo di facciata.-

Condivido in toto senza se e senza ma, anche se i distingui del caso potrebbero essere decine.

Secondo me non si tratta piú di fare solo informazione, ma di riuscire a trovare la notizia più urlata o che riesca ad essere cronaca ma anche gossip. Il successo del Fatto ne è una prova evidente: l’Italia urla e vuole sentirsi urlare addosso. La cronaca – la notizia – la fanno ormai Corona, Cogne, le escort… tutto si comunica in ottica di marketing dello strillo. E’ questo che l’italiano medio ormai chiede, e i giornali è questo che gli vendono. Punto. E non conta quante volte il Pd straparli con gli slogan o con le frasi ad effetto che d’effetto non sono, per i giornali – e per buona parte dei loro lettori – conta solo l’errore. Se fai bene è normale e non fa notizia, ma se fai male…

Comunque dalle 9.30 su youdem.tv c’è la diretta dell’assemblea nazionale, proviamo a sentire di cosa parlano e poi ne traiamo le conseguenze. Anche qui, se volete.

[Update: piccolo liveblogging nei commenti]

Gli italiani e i Tg

Ogni giorno nella nostra casella email arrivano tanti messaggi – molti di complimenti, grazie! – con le più disparate richieste a altrettante disparate informazioni. Ogni tanto però capita che arrivano delle notizie, anche se scontate banali o inutili, in cui riusciamo a prenderne spunto per un nuovo post da pubblicare in queste pagine.

La mail di oggi è il risultato di un sondaggio fatto qualche settimana fa dalla Simulation Intelligence, nota agenzia di ricerche milanese, con il quale si chiedeva agli italiani se i Tg, secondo i mille intervistati, fossero o meno obbiettivi dal momento che sono rimasti gli unici “informatori politici”, assieme alle Tribune Elettorali, fino al 28 marzo data delle elezioni regionali. I dati sono scontati – non sui numeri ma sui risultati – ciò non di meno potrebbe nascere un dibattito aperto con voi lettori per sapere, a farci capire, in che modo secondo voi è sviluppata l’informazione politica nella televisione italiana dei tiggì. Che ne dite di dare un’occhiata ai dati del sondaggio e commentarli assieme appena avrete finito?

Secondo gli Italiani i Tg sono obbiettivi?

Abbiamo realizzato questa ricerca per capire, in una fase in cui i TG sono rimasti gli unici strumenti di informazione “politica” (al di fuori delle Tribune Elettorali), qual è la loro reputazione presso gli italiani, quanto sono considerati affidabili.

I telegiornali oggetto dell’indagine sono stati (in ordine alfabetico): Sky TG 24; Studio Aperto; TG1; TG2; TG3; TG4; TG5; TG La7.

Sui Tg si appuntano giudizi severi da parte della maggioranza degli italiani:

  • moderatamente interessanti (sono considerati in media interessanti dal 42%, non interessanti dal 58%)
  • poco completi (in media, completi per il 21%, non completi per il 79%)
  • pochissimo obiettivi (obiettivi in media per il 18%, non obiettivi per l’82% degli italiani)

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I due principali Tg (Tg1 e Tg5), quelli da sempre considerati i Tg più “autorevoli”, sono considerati obiettivi da meno di 1 italiano su 4. Agli altri TG va anche peggio.

La cafonaggine di Berlusconi umilia gli italiani

di Gianni Ghiani

Non è una fiction. E’ tutto vero!!! Purtroppo con Berlusconi facciamo la figura dei peraccottari a livello internazionale!
E poi nelle televisioni italiane ci raccontano le balle del crescente prestigio dell’Italia all’estero! Ecco la smentita.
Questo documento dimostra due cose. Primo è che siamo diventati lo zimbello del mondo. Secondo che il sistema televisivo/informativo italiano è indiscutibilmente in mano al capo del governo visto che queste immagini sono state sottratte all’opinione pubblica italiana.
Per fortuna che esiste Internet, per fortuna che ciascuno di noi può segnalare ad altri quello che ha visto e che va fatto conoscere
al maggior numero di persone possibile.

Connecting people for democracy.

Minzolini attacca la manifestazione di ieri

di Giacomo Lagona

Il direttore del TG1 Augusto Minzolini, in un editoriale nel Tg delle 20,00 del 3 ottobre, critica e ritiene incomprensibile la manifestazione a favore della libertà di stampa e d’informazione tenutasi a Roma e in tutta Italia. Vediamone i punti salienti.

Lo dico senza spirito polemico: la manifestazione di oggi per la libertà di stampa per me è incomprensibile. Manifestare è sempre legittimo e salutare per la democrazia, ma in un Paese dove negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, l’avvocato Agnelli, l’ingegner De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica e tanti altri, denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo. È in atto uno scontro di poteri nell’informazione e la manifestazione di oggi fotografa una realtà: una manifestazione convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all’Unità. In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. E’ possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi?
La manifestazione di oggi è un episodio di questo scontro perché fotografa una disparità. E’ stata convocata contro la decisione del premier di querelare due giornali, Repubblica e Unità. Si confessano due sole querele ma non quelle che colpiscono gli altri giornali, magari di diverso orientamento.

Vediamo poi quello che succede all’estero. Nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale e costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq. Non si può pensare che i giornali abbiano sempre ragione. La difesa corporativa non fa bene all’autorevolezza dei media; specie in Italia, dove si ha una strana concezione del pluralismo dell’informazione. Ci sono giornali che si considerano depositari della verità e che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi: chi ha questa concezione, manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico.

Il direttore Minzolini sbaglia pur sapendo di sbagliare. La vicenda del 2004 in realtà non arrivò mai in tribunale e Tony Blair non querelò mai la Bbc. La commissione d’inchiesta indipendente di Lord Hutton fu creata per investigare sulla morte di un consulente del governo, David Kelly, che nel 2002 aveva scritto un rapporto sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Dopo il servizio della Bbc in cui Kelly veniva individuato come la fonte in grado di sostenere che il rapporto era stato manipolato per agevolare l’intervento britannico in Iraq, Kelly si suicidò. In seguito all’inchiesta, che individuò l’errore della Bbc sulle accuse di manipolazione e scagionò il premier, il presidente e il direttore generale della rete pubblica si dimisero, ammettendo l’errore. Ma non c’era stata alcuna querela da parte del premier o di membri del governo.

I media non possono avere sempre ragione, ma è assolutamente indispensabile dare l’opportunità alla stampa di informare il cittadino sui fatti che accadono nel Paese. Come è indispensabile capire che non è giusto dire cose poco documentate o piene di mezze verità. Perché se la stampa è libera, lo è anche la verità. E Minzolini non è, e non lo è stato nemmeno ieri, un maestro di obiettività.

Manifestazione a favore della libertà d’informazione

Berlusconi e VespaOggi a Cordenons si manifesta per la libertà d’informazione. Solamente in questi giorni i media generalisti hanno deciso di rettificare l’espressione data a questa protesta: difatti fino a meno di una settimana fa, questa giornata era a favore della libertà di stampa e non, come in realtà è, a favore della libertà d’informazione. In Italia di libertà di stampa ne abbiamo fin troppa, a volte. Non è per questo che manifestiamo oggi.

Manifestiamo per una libera informazione che permetta a tutti gli addetti ai lavori di esercitare liberamente il proprio mestiere, e a noi cittadini di essere informati su tutto ciò che accade nel Paese.

Ci piace pensare che un’informazione libera esula dall’appartenenza politica – non è così, lo sappiamo – ma noi crediamo nella libertà d’informazione come diritto universale dell’individuo e come un dovere delle Istituzioni verso la società.
Ed è soprattutto per questo motivo che manifestiamo a favore di Santoro, Floris, Gabanelli, Crozza, Lerner, Repubblica, l’Unità, ma anche Striscia e Zelig. Oggi manifestiamo a Cordenons anche a favore di Vespa, Belpietro, Feltri, Ferrara, Minzolini, Orfeo, Fede, Giordano e tutti quei giornali, giornalisti e programmi televisivi non presenti nella lista nera del Presidente del Consiglio. Perché l’informazione è di tutti!

Oggi alle 17,00 in Piazza della Vittoria a Cordenons, come in tutte le più grandi piazze d’Italia, protestiamo contro il bavaglio all’informazione: perché in un Paese Democratico i bavagli non devono esistere.