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Abbiamo fatto il Presidente della Corte d’Appello

Oltre agli appalti per il parco eolico in Sardegna, il gruppo della “Nuova P2” capeggiato da Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, sono riusciti a dirigere la nomina a Presidente della Corte d’Appello di Milano di Alfonso Marra. Prima però cercarono di interferire sulla Corte Costituzionale che doveva decidere il destino del Lodo Alfano, e di agevolare il ricorso in Cassazione del sottosegretario Nicola Cosentino contro la richiesta d’arresto dalla Procura di Napoli per concorso e affiliazione camorristica. Su quest’ultima vicenda, la Procura di Roma scrive che insieme al coordinatore del Pdl Denis Verdini, “il gruppo ha iniziato un’intensa attività diretta a screditare il nuovo candidato Stefano Caldoro – poi eletto presidente regionale in Campania – e così escluderlo dalla competizione elettorale, tentando di diffondere, all’interno del partito e a mezzo Internet, notizie diffamatore sul suo conto”.

Pasquale Lombardi si attivò presso la Corte di Cassazione cercando di far intervenire il Presidente Vincenzo Carbone, per fare accogliere il ricorso di Nicola Cosentino contro la richiesta d’arresto della Procura di Napoli quando lo accusò di collusione con la camorra. A gennaio un’intercettazione tra Lombardi e Carboni viene così registrata:

“Stai in Cassazione stamattina? Allora ti raggiungo verso le undici e mezzo, mezzogiorno”.

Dopo poche ore è Carbone a chiamare Lombardi per informarlo che l’udienza è fissata per il 28 gennaio. Il 26 gennaio un’altra telefonata di Lombardi a Carbone:

“Stammi a sentire io mi sò fatto portare l’olio e te lo porto domani mattina. Ci vediamo in Cassazione e facciamo il trasbordo… Stammi a senti’, ti ha chiamato Letta?” “No, perché?” “Perché ti doveva chiamare”. Carbone ripete che Letta non lo ha chiamato.

“E di tale telefonata – scrive il gip – va detto non vi sarà neanche in seguito nessuna traccia”.

Il 28 gennaio la Cassazione rigetta il ricorso di Cosentino, sicché il candidato del Pdl in Campania rimane Caldoro. Il gruppo a questo punto attua la strategia della delegittimazione attraverso siti internet e blog. Carboni, Martino e Lombardi mettono in giro la voce che Caldoro sarebbe “il Marrazzo della Campania” per via dei suoi “gusti sessuali particolari”. Su alcuni blog campani giravano post che ne evidenziavano la strategia del gruppo: “Un Marrazzo in pectore: le passioni strane di Caldoro“, e “Pentito di camorra accusa: nel ’99 stringemmo un patto con Caldoro” erano i più linkati in quel periodo.

Finita la strategia della diffamazione contro Caldoro, Carboni Martino ma soprattutto Lombardi, si attivarono per far eleggere alla Corte d’Appello di Milano il loro uomo, il giudice Alfonso Marra, per favorire il ricorso della lista “Per La Lombardia” vicina al presidente uscente della regione lombarda Roberto Formigoni. Il gruppo fa pressioni sul Consiglio Superiore della Magistratura tramite il vice presidente Nicola Mancino e contattando il giudice Celestina Tinelli. Da un colloquio con quest’ultima, Lombardi capisce che è il giudice Giuseppe Berruti l’ago della bilancia. Berruti è però favorevole all’altro candidato, il giudice Renato Rordorf:

“E mo’ facciamo chiamare pure a Berruti! Devo vedere come devo fare”. La Tinelli: “È un casino, nel vero senso della parola . Lui ha già dato il suo input forte, e quindi anche Mancino sta ragionando nel senso di votare per questo Rordorf…”.

L’indomani Lombardi telefona a Marra:

“S’à da vedé che s’à da fa cu’ Berruti, perché l’unico stronzo in questo momento è lui e la Maccora”. Marra: “Ma la Maccora lascia sta’, è di un’altra corrente […] Parla con Berruti, bisogna avvicinare ’sto cazzo di Berruti, capito che ti voglio dì? Io, Pasquali’, non so che cazzo fare…”. Improvvisamente Lombardi si ricorda chi è Berruti: “Chist’ tene ’u frate che è deputato di Berlusconi (Massimo Berruti, parlamentare Pdl, ndr)”, ma Marra lo frena: “No, vabbuo’, famm’ ’o favore, tiriamo fuori il fratello, senti a me”. Lombardi si gioca il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone: “Io lu pizziatone… te l’aggio fatto col capo, quindi siamo a posto… Capo Cassazione. Se è quello lì siamo a posto”.

Il 3 febbraio 2010, con 14 voti contro 12, il Csm nomina Marra con l’appoggio di Mancino, Carbone e la Tinelli, mentre Berruti vota per Rordorf. Lombardi telefona a Martino:

Allora abbiamo fatto il presidente della corte d’appello… È tutto a posto”.

Si inizia a lavorare per Formigoni.

Da intercettazioni registrate dalla Procura il primo marzo, c’è un passaggio interessante tra Formigoni e Arcangelo Martino:

“Ma l’amico, l’amico… Lombardi, è in grado di agire?” Martino: “Sì, sì, lui ha già fatto qualche passaggio e sarà lì”. Si legge nel testo della Procura: “Tale tentativo è stato operato mediante il diretto intervento di Lombardi sul magistrato Alfonso Marra appena insediatosi”.

Lo stesso giorno Lombardi telefona al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo:

“Aggio mandato a dicere cu Santamaria a Fofò (Santamaria è un giudice e Fofò è Alfonso Marra, ndr) che chiamasse a ’sti tre quattro scemi e non dessero fastidio”.

Sfortunatamente per loro l’operazione salvataggio lista non funziona, e Martino al telefono si sfoga con Lombardi:

“Comunque diciamo che la figura di merda l’amme fatta nujie cu’ chille d’a Corte d’appello”. Lombardi impettito risponde: “Ci siamo prodigati, e quindi nun s’a ponno piglia’ cu’ nuje”.

Il passo successivo è, come scrive il Gip, “Il tentativo di suscitare un’ispezione ministeriale nei confronti del collegio dei magistrati che aveva adottato il provvedimento sfavorevole”. La Procura registra telefonate tra Martino e il capo degli ispettori Arcibaldo Miller, e con alcuni collaboratori di Formigoni. Il 23 marzo viene registrata la telefonata fatta da Formigoni a Martino dove annuncia il fallimento dell’operazione:

“Ho ricevuto stamattina una telefonata da colui che si è impegnato a camminare velocemente, sabato… e invece mi dice che non cammina affatto, né velocemente né lentamente… E che è stato consigliato a stare fermo… dallo stesso Arci… perché lui mi ha detto che sarebbe un boomerang pazzesco… questi qui potrebbero addirittura rivalersi su di noi”. Martino chiede a Formigoni: “A te ti chiamò quello Angelino, vero?” (il ministro della Giustizia Angelino Alfano?) “Mi chiamò, sì mi chiamò lui. Io mi sono arrabbiato con lui, anche perché sabato lui si era impegnato… Sì, sì, faccio, faccio, poi invece lunedì mi ha telefonato e mi ha detto questo, e ha anche tirato in mezzo Arci (Arcibaldo Miller, ndr)”. Martino conclude: “Mi sono molto arrabbiato, ma credo che sia un qualche cosa che vada in ostilità con te, hai capito?”. La replica di Formigoni: “Eh, credo anch’io…”.

(Giacomo Lagona per Agoravox)

Il Lodo Alfano è incostituzionale

La Corte Costituzionale giudicando sulle questioni di legittimità costituzionali poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del Gip del Tribunale di Roma ha dichiarato l’illeggittimità costituzionale dell’Art. 1 della legge 23 luglio 2008, n.124  per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.
Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionali della stessa disposizione proposta dal Gip del Tribunale di Roma

Berlusconi: “Vado avanti. La Consulta è politicizzata. E’ di sinistra. Dobbiamo governare per cinque anni con o senza il Lodo. Non ci ho mai creduto perché una Corte Costituzionale con 11 giudici di sinistra era impossibile che approvasse tutto questo. Abbiamo una magistratura rossa che usa la giustizia ai fini di lotta politica. Abbiamo il 72% della stampa che è di sinistra. Abbiamo tutti gli approfondimenti della tv pubblica che sono di sinistra. Ci prendono in giro anche con gli spettacoli comici. Il capo dello Stato sapete da che parte sta… Abbiamo inoltre i giudici della Corte eletti da tre capi di Stato di sinistra, che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma politico“.

Ma ci meritiamo un capo del Governo del genere?