di Giacomo Lagona
Uno dei temi che suscita molteplici reazioni in tutto il mondo è l’acqua. L’acqua è un bene primario, e come tale dovrebbe essere pubblica. Se a pranzo ci mangiamo un bel piatto di pastasciutta, non è perché il mugnaio ci vuole in salute e quindi dispone dei suoi prodotti per far la pasta: dispone dei suoi prodotti per una metodica questione di lucro. È normale che sia così.
Privatizzare l’acqua è solo una metodica questione di lucro, inutile girarci attorno.
Le privatizzazioni portano ad un aumento della qualità e dei costi finali. L’aumento è derivato dal fatto che il servizio viene reso più efficiente e quindi i costi vengono ripartiti su più livelli; l’efficienza diventa positiva quando le gestioni private eliminano gli elementi improduttivi in seno all’azienda, ma nel contempo il prodotto finale viene reso più appetibile perché migliorato a scapito però del basso prezzo d’acquisto prima della gestione privata.
Il problema maggiore è chiaramente sul contenimento dei prezzi.
In un regime di concorrenza il problema non si porrebbe perché è il mercato a creare l’offerta e quindi anche il prezzo. In regime monopolista il discorso è completamente ribaltato: il monopolista tende sempre a guadagnarci molto di più del costo di produzione.
L’acqua è un prodotto unico, è un monopolio, ma un monopolio naturale. Privatizzare l’acqua senza aver prima creato un’ordine di garanzia che tuteli l’interesse del cittadino, è come affidare a dei fisici nucleari la produzione degli accendini bic: costerebbero dieci euro l’uno e non potremmo nemmeno sperare in un ribasso perché è in regime di monopolio.
L’efficienza delle amministrazioni di garanzia risolverebbero i problemi ma potrebbero anche crearne degli altri.
Un’amministrazione pubblica non corrotta, fa sì che il monopolio privato funzioni meglio di quello pubblico perché controllato e perché l’interesse è fondamentalmente nelle mani del privato. Un’amministrazione corrotta, invece, tende a scardinare il principio di “bene pubblico” aumentando a dismisura il prezzo finale, distribuendo la ricchezza che produce solamente al produttore e al distributore, ma non al consumatore.
Un Paese che funziona, che non è corrotto, tende naturalmente verso la prima soluzione. Un’amministrazione pubblica che funzioni e che sia efficiente, tende a mettere il cittadino sul gradino più alto, a farlo sentire tutelato e protetto perché protegge i suoi interessi. Privatizzando l’acqua senza una struttura adeguata che ci difenda da possibili corruttori, secondo voi ci mette sul gradino più alto? Ancora meglio: abbiamo un’amministrazione pubblica talmente meritevole che si può permettere di privatizzare un monopolio naturale come l’acqua?