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L’assicurazione di Wikileaks

WikiLeaks è al centro di un uragano di dimensioni ciclopiche. Per scongiurare eventuali oscuramenti in territorio statunitense, l’organizzazione di Julian Assange ha messo online un file criptato di 1.4Gbche farebbe pensare a nuove e più roventi informazioni sull’operato dell’esercito americano in Afghanistan e Pakistan.

Il file in questione è chiamato “Insurance“, e come si evince dal nome stesso, potrebbe supporre ad una specie di assicurazione nel caso in cui gli oltre 90mila rapporti pubblicati dal wiki, dal Guardian e dal NYTimes, avessero fatto breccia nell’intelligence americana e malauguratamente si proponessero di bloccare la visione del sito negli Stati Uniti.

Secondo alcune fonti, questo nuovo mega file – grande quasi dieci volte il “War diary” – potrebbe contenere oltre 500mila rapporti e qualche video girato in territorio di guerra. Secondo altre fonti invece, il file conterrebbe sì rapporti e video di guerra, ma probabilmente sarebbero i dettagli delle operazioni militari portati fuori dal Pentagono da Bradley Manning, l’esperto informatico detenuto in una base militare in Virginia perché ritenuto il principale collaboratore di Assange assieme a due studenti del MIT e della Boston University. Altre informazioni dicono che il video dentro al file “Insurance” sia il girato dell’attacco delle truppe statunitensi a Garani, in Afghanistan, che portò alla morte di circa 100 civili.

Comunque vada a finire, Julian Assange ha dato l’ennesima prova che i segreti di stato non possono essere tenuti nascosti, ragion per cui si è assicurato la fuoriuscita delle informazioni oltre i confini digitali, rendendo nota la password del file ancora sconosciuto in caso di spegnimento del portale negli States.

(Giacomo Lagona per AgoraVox Italia)

 

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La guerra in Pakistan alla luce del sole

Oggi Wikileaks – sito web specializzato nella pubblicazione di documenti militari e di intelligence coperti da segreto – pubblica 92mila rapporti assolutamente top secret del governo americano su migliaia e migliaia di missioni degli 007 statunitensi che parlano della guerra in Pakistan e Afghanistan. Wikileaks però non divulga da solo questi memorandum compromettenti, li offre in esclusiva ai tre più importanti giornali attualmente esistenti: l’americano NewYork Times, l’inglese Guardian e al settimanale tedesco Der Spiegel.

Nella maggior parte dei resoconti si scopre che Islamabad fa il doppiogioco prendendo soldi, aiuti umanitari e militari dagli alleati occidentali, e li passi, quasi alla luce del sole, ai talebani a cui ufficialmente fa la guerra. Che siano qualcosa di sconvolgente, i rapporti dell’intelligence americana, è comprovata dall’elevatissimo numero di vittime civili indicate nei dossier datati tra il 2004 e il 2009. Si parla di «militari e funzionari dell’intelligence che descrivono operazioni letali che hanno coinvolto gli Usa»; la parte riguardante i cosiddetti «danni collaterali», come li definì l’ex capo del Pentagono Rumsfeld, elenca 144 episodi in cui sono rimasti uccisi almeno 195 civili e 174 i feriti estranei al conflitto, di raid aerei contro covi talebani che nella realtà non lo erano, uccisioni di automobilisti inermi scambiati per kamikaze come ad esempio l’autobus pieno di bambini colpito dai francesi nel 2008 con otto feriti, o quell’altro colpito in pieno dai mitra americani che ferirono 15 passeggeri. E ancora: nel 2007 i militari polacchi, apparentemente per vendetta, bombardarono una festa di matrimonio uccidendo anche una donna incinta.

Obama, e la sua politica militare, sono nell’occhio del ciclone. Ma dalla Casa Bianca arriva la smentita che i piani strategici del presidente non coincidono con le date dei dossier, ma nel frattempo condanna seccamente la fuga di notizie definendole da irresponsabili per l’enorme pericolo a cui inevitabilmente si troveranno i militari Nato in quella zona. Ma Wikileaks denuncia le fonti ufficiali perché descrivono il Pakistan come un alleato sincero, mentre dai rapporti si legge che contrattaccano al doppiogioco dei servizi segreti pakistani. Insomma, buon viso a cattivo gioco.

Le pagine dimostrano come le reali capacità belliche pakistane vengano offuscate da notizie assolutamente false date in pasto ai media per non preoccupare il popolo americano. Come ad esempio l’accertata acquisizione di missili terra-aria da parte dei talebani; come l’alleanza occidentale stia usando sempre più frequentemente i droni Reaper per cacciare e uccidere i bersagli talebani controllandoli da una base nel Nevada, ma spesso diventano ingovernabili scontrandosi addirittura tra loro con un dispendioso uso di mezzi e uomini per il recupero; oppure di come i talebani abbiano causato tantissime stragi tra civili attraverso una serie di attentati esplosivi per le strade uccidendo 2000 persone fino a oggi. I talebani hanno usato missili a ricerca di calore contro gli aerei alleati, un fatto non rivelato pubblicamente dai militari, perché questi missili, di fabbricazione occidentale, sono quelli che i mujaheddin afghani usavano durante l’occupazione sovietica negli anni ottanta. Le segrete Task Force 373 – operativi speciali dell’esercito e della marina – che servivano a stanare i comandanti ribelli sotto la speciale lista di vivi o morti, a differenza delle numerose vittorie sbandierate dalle fonti ufficiali, hanno per lo più fallito e aumentato il risentimento degli afghani nei confronti degli alleati.

E proprio nel giorno in cui Wikileaks denunciava l’alto numero di civili vittime di «fuoco amico», le autorità afghane rendevano nota l’ennesima strage Nato di innocenti. Cinquantadue persone sono rimaste vittima di un tragico errore da parte dei militari alleati nella provincia meridionale di Helmand. Il fatto risale a pochi giorni fa. Nel distretto di Sangin un reparto misto afghano ed internazionale si è scontrato duramente con i talebani. I media afghani hanno raccolto testimonianze di persone rimaste intrappolate nel fuoco incrociato, ricoverate con ferite in ospedale. È emerso che un razzo è stato lanciato su una casa nel villaggio di Rigi, uccidendo decine di individui inermi che vi si erano rifugiati. Naturalmente subito si è levata la protesta del presidente Karzai contro questo ennesimo errore, ma subito è arrivata la controreplica dell’Ammiraglio Greg Smith, direttore delle Comunicazioni dell’Isaf: «Qualsiasi congettura sull’esistenza di vittime civili è assolutamente infondata. Stiamo svolgendo una esaustiva indagine congiunta con i nostri partner e riferiremo tutte le conclusioni quando saranno disponibili».

L’alto numero di morti civili aveva fatto capire all’ex capo delle forze Isaf in terra afghana, Stanley McChrystal da poco dimessosi su “consiglio” di Obama, di impartire nuovi e più caute istruzioni come la riduzione dei raid aerei notturni e l’eliminazione quasi totale dei blitz nei villaggi afghani per cercare i ribelli.

Come se la denuncia di Wikileaks fosse un ulteriore prova della bontà afghana, il presidente Karzai ha sottolineato la tradizionale posizione nazionale in base alla quale «il successo contro il terrorismo non si ottiene lottando nei villaggi afghani, ma colpendo i santuari e le fonti ideologiche e finanziarie che si trovano oltre frontiera». Ovvero in Pakistan, tanto per non smentirsi. Dopo la “Top Secret America“, la stagione degli scandali obamiani pare non finire mai.

(Giacomo Lagona per Agoravox Italia)

Attacco talebano in Pakistan, un centinaio tra morti e feriti

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Gli Ahmadi sono una setta musulmana fondata nel 1889 da Hazrat (Eccellenza) Mirza Ghulam Ahmade. Le loro credenze includono che Gesù Cristo sia sopravvissuto alla crocifissione e sia morto in Kashmir, mentre altri ritengono che dopo Maometto ci siano stati altri profeti sconfessando completamente la fede musulmana la quale indica il Profeta come l’ultimo profeta e, quindi, il fondatore dell’Islam. In Pakistan sono stati dichiarati minoranza non-musulmana ed è stato vietato loro di svolgere qualsiasi pratica religiosa compresa la preghiera islamica.

Su queste basi il TTP Punjab – organizzazione di talebani pakistani legata ad Al Qaeda – ha rivendicato l’aggressione alle moschee Ahmadi di Garhi Shahu e Model Town a Lahore: capitale del Punjab pakistano, considerata la capitale culturale del Pakistan e seconda città dopo Karachi. Secondo quanto riporta Reuters, due gruppi di terroristi hanno attaccato le due moschee e dato battaglia per le strade all’arrivo della polizia, a Garhi Shahu tre uomini si sono fatti saltare in aria mentre a Model Town la situazione sarebbe stata riportata alla normalità solo da poco dopo che un attentatore è stato arrestato e l’altro ucciso. Sul campo, secondo la NBC, rimangono 80 morti e decine di feriti.

Vi terremo informati su eventuali aggiornamenti.
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