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Siamo in buone mani

Il Partito Democratico. Il maggior partito d’opposizione italiano oggi esistente. Tutto qui?

Noi democratici, ogni qual volta affrontiamo il discorso politico con amici e parenti, ci sentiamo sempre e solo rispondere che il Pd non fa opposizione o che non sa comunicare quello che fa in Parlamento. Per carità: un giudizio sensato e fonte di verità inoppugnabile. Non del tutto vero, però.

Lunedì scorso, sul sito del Pd nazionale, è stato pubblicato un documento, un almanacco lo chiamano, che riassume – in 12 pagine fitte di testo: si sa che il Pd non ha il dono della sintesi – dodici mesi di opposizione, dal settembre 2009 al luglio 2010, in cui si sintetizzano al massimo tutte le battaglie parlamentari del Partito Democratico.

Il documento tiene conto delle attività svolte dal Pd alla Camera dei deputati, e smonta la tesi secondo cui i Democratici non fanno opposizione, ma, al tempo stesso, rafforzano inevitabilmente la seconda tesi: la scarsa comunicazione.

Il problema principale a questo punto non è più fare opposizione (perché la si fa, e si vede nei documenti), ma portarla all’esterno in modo tale che gli elettori – ma non solo – capiscano una volta per tutte che il Partito Democratico è forte e fa bene il proprio lavoro d’oppositore.

L’articolo contenente il documento comincia con i deboli dati del governo, e si basa su reali disfunzioni tra numeri e fatti:

Dalla ricostruzione dell’attività del nostro gruppo in questa difficile stagione, il dato che salta agli occhi è la debolezza dell’azione del governo e della sua maggioranza di fronte ad una delle fasi più complesse della vita del nostro Paese, per il suo futuro, per le inquietudini che accompagnano i tentativi di uscire dalla crisi, per il suo ruolo nel mondo. Potremmo dire che a una certa arroganza dei numeri, a un tentativo sempre più evidente di svuotare la funzione del Parlamento (con la sponda di una legge elettorale che ogni giorno di più dimostra la sua assurdità), ha corrisposto ben poco in termini di risultati e di efficacia e ha preceduto quel vero e proprio collasso del centrodestra che sta andando in scena proprio mentre andiamo in stampa.

La rivendicazione del Pd è frutto di una battaglia parlamentare vera e possente, dove si profila non solo il muro contro muro tra Democratici e maggioranza, ma si da voce al contributo che poniamo continuamente in Parlamento per migliorare le norme portate dal governo.

Il dato più significativo è lo sforzo di contrastare le critiche – spesso fatte dagli stessi colleghi d’opposizione – con la riduzione del danno:

Siamo riusciti, infatti, come compete a una forza di opposizione responsabile, a cambiare e migliorare nella sostanza alcune leggi anche se alla fine dell’esame, secondo il nostro giudizio, restano sbagliate. È stato così in febbraio, solo per fare un esempio, per il decreto che pretendeva di realizzare la società per azioni della Protezione civile e dare sponda a un sistema su cui poco dopo sono state smascherate le molte nefandezze. Lo stesso abbiamo fatto, a partire dai lavori di commissione, per la legge sulle intercettazioni, la prima delle nostre battaglie in aula alla ripresa di settembre.

I dati raccolti e pubblicati, rispondono seriamente alla domanda più pesante ad un partito che fa opposizione: che ci fate in Parlamento?

I numeri, quelli reali e non quelli fittizi, parlano chiaro: l’81,8 per cento di presenza in aula (record assoluto); governo battuto 53 volte nonostante la larga maggioranza di cui dispone; su 175 leggi approvate dal Parlamento fino a metà luglio, 150 sono governative e le 25 rimanenti nate in Parlamento “raramente prevedono spesa”:

Si tratta nella gran parte dei casi di leggi simbolo, come le istituzioni di giornate per celebrare ricorrenze o l’istituzione di commissioni d’inchiesta. Spesso (in 18 casi su 25) sono state approvate senza passare per l’aula, con il sistema della sede legislativa in commissione. Ancora: il governo ha superato qualsiasi record licenziando ben 65 decreti (come abbiamo ricordato prima 2 sono stati bloccati in aula) e chiesto la fiducia 36 volte nelle due Camere.

E’ un fatto inequivocabile che il Partito Democratico in Parlamento abbia fatto la sua campagna d’opposizione al meglio delle sue potenzialità e spesso è rimasta da sola, ciò però comporta un grave disequilibrio tra “fare” opposizione e “trasmetterla” ai cittadini. Significa nel contempo – senza se e senza ma – che il Pd c’è e continuerà a fare il suo lavoro anche meglio di prima. Resta comunque da capire come questo abnorme lavoro deve essere portato all’esterno per rendere conto agli elettori e simpatizzanti del Partito Democratico.

Noi del Pd di Cordenons stiamo facendo il possibile per facilitarne la comunicazione, avremmo però bisogno anche di voi sostenitori per far sì che la nostra campagna d’informazione fuoriesca dai palazzi e rientri nel suo naturale ambito: la comunità.

(Giacomo Lagona)

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Berlusconi venga in Parlamento, la crisi di governo c’è

Care democratiche, cari democratici

vi scrivo perché ieri mattina ho chiesto formalmente al Presidente del Consiglio Berlusconi di venire in Parlamento ad affrontare la crisi di governo in corso.
L’ho fatto all’avvio dei lavori della Camera a nome di tutto il PD, dopo un’assemblea con i gruppi democratici alla Camera e al Senato.

Siamo convinti che adesso bisogna restituire alle Camere il loro ruolo di casa del confronto democratico. La scissione nel PDL e la richiesta di dimissioni dalla presidenza della Camera di Gianfranco Fini sono fatti di assoluto rilievo politico che non possono essere aggirati.

C’è un dissidio insanabile che il Paese ha visto via via motivarsi attorno alle grandi questioni sociali che sono quelli su cui l’opposizione dal primo momento ha indicato il limite di questo Governo. Aspettiamo Berlusconi in Aula, perché agosto o non agosto non si pensi che si possa finire a tarallucci e vino.

Prima di tutto dobbiamo ristabilire il principio base della democrazia: un cittadino deve potersi scegliere il proprio parlamentare. Poi ognuno faccia la sua proposta per un Paese che ha bisogno di futuro.

Di seguito il mio intervento integrale alla Camera dei deputati.

Signor Presidente, in queste ore, accadono fatti di assoluto rilievo politico ed istituzionale che meritano di essere valutati subito, all’apertura dei lavori di questa Camera. I fatti sono evidenti e non possono essere in alcun modo aggirati o elusi.

Il Capo del Governo certifica, in modo solenne, la frattura incomponibile nel maggior partito della maggioranza. Un dissidio insanabile che il Paese ha visto, via via, motivarsi attorno a dei temi, come la legalità, la democrazia e le grandi questioni sociali, con riferimento ai quali l’opposizione, dal primo momento, ha indicato la criticità ed il limite di questo Governo. Inoltre, il Presidente del Consiglio ha, di fatto, sfiduciato il Presidente della Camera, arrogandosi di un potere che non ha, che non è suo, perché il Presidente della Camera è di tutti, anche di quelli che non lo hanno votato.
Davanti a fatti come questi, credo che il Parlamento debba tornare ad essere la casa della discussione democratica: il Presidente del Consiglio facesse la cortesia di venire in Parlamento a spiegarci e a consentirci di discutere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi rivolgo ai colleghi delle varie articolazioni della maggioranza, che questa mattina non sono molto mattinieri: per cortesia, non ci si venga, adesso, a propinare lo stanco rito retorico per cui è successo, ma non è successo niente; che, sì, ci stiamo massacrando, ma andremo d’accordo; che il motore si è rotto, ma la macchina va. No, il Paese non ha questi tempi, il Paese ha delle altre esigenze.
È ora di capire – ho detto così due giorni fa – che siamo oltre le colonne d’Ercole di una fase e che bisogna assumersi delle responsabilità. Ho detto anche che la prima questione è di ristabilire il principio basico di una democrazia, per cui un cittadino deve potersi scegliere il proprio parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E da lì in poi, ognuno faccia la sua proposta per il futuro di questo Paese; un Paese che ha bisogno di futuro e – lo ripeto – di una proposta per il futuro.
Ma di questo avremo tempo per discutere. Adesso, il problema è: non si pensi che ad agosto si possa andare «a tarallucci e vino» su una faccenda di questo genere. Il Presidente del Consiglio venga urgentemente in Parlamento.

Pier Luigi Bersani
Segretario Nazionale del Partito Democratico

PS: gira il post ai tuoi amici e invitali ad unirsi a noi del circolo del PD di Cordenons.

Berlusconi imbavaglia il Parlamento

di Gianni Ghiani

ATTENZIONE: PARLAMENTO BLOCCATO, MAGISTRATURA ATTACCATA, ESECUTIVO CHE TRACIMA.

Forse la notizia non ha avuto il risalto che meritava. Allora ci proviamo noi a porla in primo piano. Il fatto è questo: il presidente Gianfranco Fini ha deciso di lasciare a casa i deputati per una settimana dal 2 al 6 novembre. E sapete perché? Il motivo è semplice: per le leggi di iniziativa parlamentare che riescono ad approdare in aula non c’è la copertura finanziaria. Di conseguenza ai deputati non resta altro da fare che scaldare la sedia e ridursi a votare, impotenti, solo le richieste di fiducia che, una dopo l’altra, l’Esecutivo impone a tutti i parlamentari.
Secondo il presidente della Camera la mancanza di fondi “è un problema oggettivo”. Fini, così, ha lanciato un chiaro e diretto segnale a Berlusconi. L’ostruzionismo orchestrato da parte del “monarca assoluto” è un ostruzionismo che si abbatte non solo sulle proposte di legge provenienti dai banchi dell’opposizione, ma anche su quelle ascrivibili agli esponenti della maggioranza.
Questo significa che il Parlamento non discute più, non sceglie più. Insomma significa che in Aula si ratificano solo i decreti del governo. In questa maniera in Italia il governo strangola la democrazia parlamentare che è precondizione per l’esistenza della democrazia tout-court!

Ovviamente, il PD approva la scelta del presidente della Camera. Il segretario del PD Pier Luigi Bersani ha dichiarato che “è veramente disdicevole che la Camera stia a casa mentre c’è la crisi, ma il presidente fa il suo dovere. La realtà – ha proseguito Bersani – è che si lavora solo se il governo fa un decreto e se mette la fiducia e questo non va. La crisi economica pretende una solenne discussione in Parlamento per trovare soluzioni adeguate; perché la nuvola non è passeggera e i cieli non sono azzurri. Se non ci si dà una mossa, usciremo dalla crisi tra dieci anni. La premessa è riconoscere che il problema c’è, altrimenti così è impossibile predisporre le ricette per fronteggiarla”.

Tirando le somme il risultato è allarmante. Se da un lato il capo del governo svuota ogni giorno di più il ruolo del Parlamento delle sue fondamentali prerogative, dall’altro sferra attacchi sistematici all’indipendenza della Magistratura. E’ perciò inevitabile constatare che la democrazia in Italia sia in serio pericolo. Infatti l’equilibrio dei tre poteri – Legislativo, Giudiziario ed Esecutivo la cui separazione ed indipendenza è necessaria – sta saltando a tutto beneficio dell’Esecutivo. Se a questo ci aggiungiamo quanto abbiamo già denunciato a riguardo, cioè della brutta aria che tira sull’informazione, dobbiamo alzare ancora di più la nostra voce e far fronte deciso contro un’azione di governo che sta pregiudicando la stabilità democratica del Paese.