La pochezza dei risultati e l’indecisione cronica dell’amministrazione Ongaro deve turbare non poco il sonno degli esponenti dell’UCD se la sua segretaria Silva Gardonio ha sentito l’ugenza di farne pubblica denuncia sul giornale.

La pochezza dei risultati e l’indecisione cronica dell’amministrazione Ongaro deve turbare non poco il sonno degli esponenti dell’UCD se la sua segretaria Silva Gardonio ha sentito l’ugenza di farne pubblica denuncia sul giornale.
Sabato mattina alle 9.30 c’è stato il primo consiglio comunale della nuova giunta guidata da Mario Ongaro. Come “prima volta” la sala De Benedet era gremita di pubblico richiamato a quella che doveva essere la prova del nove per il neo sindaco e per l’amministrazione uscente. La campagna elettorale è finita tra le scintille da una parte e dall’altra, per cui, questo primo consiglio, serviva anche a capire come si sarebbero comportate la maggioranza e la minoranza subito dopo il voto.
E’ stata una bella prova di forza – Ongaro da una parte, Mucignat e Fenos dall’altra: il giuramento del sindaco è durato ben oltre il tempo consono in questi casi (circa un’ora e mezza); Mucignat ha affermato che la priorità di questa amministrazione è andare avanti con il programma intrapreso e non completato dall’ex maggioranza, mentre Fenos – capo-gruppo del Pd – ha immediatamente attaccato Ongaro sui temi a lui cari:
«il sindaco ha le idee confuse, in particolare sui rifiuti. Ha debuttato con quattro menzogne: ha aumentato di un assessore la sua squadra, ha assicurato che si ridurrà il compenso quando non può farlo, ha detto che la presidenza del consiglio sarà gratuita e che lui sarà a tempo pieno, mentre continuerà a lavorare a scuola».
Al momento della votazione segreta per eleggere il Presidente del Consiglio e del suo vice, la maggioranza si è espressa a favore di Del Pup e Zancai, l’opposizione per Ghiani e Sartori. Hanno naturalmente prevalso i primi.
Il momento clou è arrivato quando il sindaco ha concesso le deleghe agli assessori. L’assessore Claudio Pasqualini (Udc) ha comunicato di ritirare il ricorso in appello per la causa di lavoro contro il Comune, mentre il consigliere Andrea Gobbo (Pdl) ha annunciato le sue dimissioni da presidente della Filarmonica. Entrambe le cariche risultavano incompatibili con l’incarico consiliare.
«Pasqualini resta incompatibile perché è lo stesso Comune che ha interesse a ricorrere per recuperare le spese legali, dopo il respingimento della causa da parte del giudice del lavoro»
ha attaccato ancora una volta Alberto Fenos; la risposta del vice sindaco Stefano Raffin è stata attendista: «Verificheremo questo aspetto prima del prossimo consiglio».
Ultima annotazione: Alessio Scian, consigliere della Lega, si è dimesso e il suo posto è stato preso dall’assessore Roberto Bomben.
Il problema principale di questa nuova maggioranza è sostenere i costi gestiti ottimamente dall’amministrazione di Carlo Mucignat. L’Ecomuseo, l’ex Makò, la viabilità e i rifiuti sono solo i primi casi di una buona passata gestione comunale, con la quale, Ongaro & C., dovranno fare i conti. Inoltre si dovrà chiarire una volta per tutte chi sosterrà i 50mila euro della causa tra Pasqualini e il Comune ora che lo stesso neo assessore ha deciso di ritirare il ricorso. Pasqualini è stato condannato dal giudice del lavoro a pagare un terzo delle spese, adesso chi pagherà? Se facciamo ricorso ai tempi passati viene facile pensare chi sborserà i restanti 34mila euro, ma voglio essere ottimista credendo che Ongaro farà di tutto per farsi risarcire dallo stesso Pasqualini in quanto non è possibile che dall’oggi al domani basta una semplice rinuncia per far cadere un castello di insulti e proclami durato cinque anni con una coda polemica altrettanto lunga. Ongaro dovrebbe confermarci, a tutti noi cordenonesi, che non sarà il Comune a pagare la restante parte; che non saremo noi cittadini a doverci accollare i costi di una scellerata causa già persa solo perché all’egregio Pasqualini conviene più fare l’assessore che il dirigente comunale.
Una domanda la quale spero il sindaco avrà la compiacenza di rispondere al prossimo consiglio comunale.
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Nella mattina di sabato 18 giugno il consiglio comunale si è insediato e il nuovo sindaco Mario Ongaro ha giurato davanti a circa 160 cittadini. Subito un pensiero: come si fa a essere della Lega Nord e giurare in nome del popolo italiano fedeltà alla costituzione repubblicana? E’ un mistero che non comprendo. Per me sussiste una contraddizione di fondo tra l’essere militante di un partito che all’art.1 del suo statuto pone come scopo l’indipendenza della Padania e poi vedere lo stesso, segretario di sezione leghista, diventare primo cittadino di un comune dell’Italia una ed indivisibile. Ongaro e i suoi mi devono dire come fanno a conciliare due cose tanto in contraddizione tra loro se non facendo dell’ipocrisia un sommo principio politico. Per inciso, a Pontida ieri si è visto che il doppiogioco, sempre più schizofrenico di un leghismo di lotta dura e di governo perbenista, non piace più neanche al popolo verde che ha gridato “secessione!” durante l’imbarazzato discorso di Bossi. Ebbene, più per necessità che per convinzione, anticipando il primo dei nostri ordini del giorno, la maggioranza a trazione leghista ha fatto risuonare nell’aula consiliare anche l’inno di Mameli. Bene, ma francamente non trovo accettabile che tutto scorra innocentemente come se nulla fosse. Provo irritazione nel constatare che valori, riti, simboli dell’identità nazionale vengono svuotati di ogni autentico significato e riempiti di abbondante opportunismo politico. E’ chiaro che per il centrodestra ciò che conta è stare al potere anche mettendo insieme una coalizione-guazzabuglio di interessi e valori contrapposti. Penso che le contraddizioni prima o poi esploderanno. E noi saremo il detonatore.
Espletato il protocollo, il sindaco con fascia tricolore addosso e fazzoletto verde al taschino, ha cominciato a presentare, illustrare e commentare il programma per i prossimi cinque anni. Un’ora e mezza di discorso, spesso lezioso da maestro in cattedra, i cui verbi d’azione amministrativa erano spesso coniugati al futuro con tono dubitativo o al condizionale, preceduti da “forse, probabilmente, vedremo se, e simili”. Più volte, oltre che in premessa, ha ripetuto che il suo programma sarà flessibile e non rigido, capace di adattarsi alle nuove esigenze che i cittadini indicheranno a lui e alla sua giunta. Lui sarà il sindaco che ascolterà e accontenterà la gente perché è in questo modo che si fa comunità, che si creano legami di cooperazione e coesione sociale. Dubito. Intanto non ha detto alcunché sulle assemblee di quartiere, come strumento di ascolto e partecipazione dei cittadini sperimentato negli ultimi anni, e nulla sugli Stati Generali tanto richiesti dall’alleato silente Franco Vampa e che tutte le forze politiche poco prima delle elezioni si erano impegnate a realizzare con l’inizio del nuovo mandato. Ongaro ha spaziato su tutti i capitoli del programma, promettendo e auspicando cose che, come ho avuto modo di dire nel mio intervento, l’amministrazione Mucignat ha già realizzato o sono state avviate per l’85-90%. Ho detto pure che la flessibilità, tanto ostentata, segnala una volontà del sindaco di essere populista più che popolare. Governare non significa dire sempre di si a tutti. Governare significa anche spiegare che certi desideri non si possono soddisfare e che certe richieste non si devono esaudire in alcun modo. Il motto “prima i nostri” è incompatibile con i diritti umani, con le direttive europee, con il dettato costituzionale e quindi con diverse leggi nazionali. Un sindaco deve governare con senso di responsabilità.
Ongaro non ha iniziato nel migliore dei modi: ha dimostrato di essere confuso e poco attento alla realtà. Come si fa a discettare per oltre un’ora di provvedimenti e opere da fare quando è palese che in gran parte sono già compiute dal predecessore? Non siamo mica all’anno zero! Dov’era Ongaro dal 2006 ad oggi? In quale paese viveva? Ci ha pensato Carlo Mucignat nel suo intervento a rinfrescare la memoria a tutti: sindaco, amministratori e cittadini presenti. Il centrodestra eredita una situazione contabile risanata, un avanzo di bilancio di 900 mila euro per nuovi investimenti, una miriade di lavori pubblici completati e altri da poco avviati (rifacimento strade con piste ciclabili, rotonde, riqualificazione della piscina, ampliamento del comando di polizia municipale, ristrutturazione Centro A.Moro, nuove sedi per le associazioni, ecc) e migliorato i servizi, quelli sociali e culturali in testa, accrescendone l’efficienza e la qualità. Questi sono fatti, non parole in libertà.
E, come ha evidenziato anche Laura Sartori, di Sinistra in Comune, questi fatti vanno riconosciuti e salvaguardati anche da chi subentra perché il dato politico inconfutabile è che il centrodestra governa per una manciata di voti in più rispetto al centrosinistra. Noi rappresentiamo l’altra metà dei cittadini cordenonesi che sono andati al voto! Non una esigua minoranza. La nostra opposizione sarà perciò ancora più forte e competente in quanto avvalorata da una forza elettorale pressocché equivalente.
A sottolineare le contraddizioni di Ongaro ci ha pensato anche il neocapogruppo Pd Alberto Fenos ricordando che il sindaco in campagna elettorale ha fatto ai cordenonesi ben quattro promesse rivelatesi poi ingannevoli. Primo, Ongaro aveva promesso di comporre una giunta di sei assessori, come nel mandato precedente di Mucignat, e invece l’ha realizzata di sette componenti non avendo saputo contenere gli appetiti dei partiti che lo hanno sostenuto. Secondo, Ongaro aveva dichiarato agli elettori che avrebbe fatto il sindaco a tempo pieno e invece ha chiesto solo una riduzione d’orario d’insegnamento. Per coerenza avrebbe dovuto chiedere l’aspettativa, e non lo ha fatto. Terzo, aveva assicurato che si sarebbe ridotto lo stipendio quando invece, in veste di dipendente pubblico, non lo può fare perché la legge non glielo consente. Quarto, aveva affermato che il presidente del consiglio, nonostante la nuova legge non lo dica espressamente, avrebbe rinunciato al compenso equiparato all’assessorato. La legge invece è chiarissima al riguardo sancendo che al presidente va il gettone presenza da consigliere eventualmente maggiorato.
Insomma, il sindaco Ongaro già dalle prime mosse ha dimostrato di non essere all’altezza della situazione. Noi dell’opposizione di sicuro non faremo sconti alla maggioranza. E non faremo sconti, a partire dalla questione dell’incompatibilità dell’assessore Pasqualini, il quale, dopo aver perso in primo grado la causa contro il Comune, durante il governo Mucignat, non può ora pretendere di chiudere la partita con la giustizia a tarallucci e vino. Il Comune ha tutto il diritto di rivalersi sull’ex-dipendente, oggi divenuto amministratore, per i restanti due terzi delle spese legali che il giudice ha accollato all’Ente Locale. Anche se si tratta di 5-6 mila euro, sono pur sempre soldi pubblici che è giusto riscuotere da chi la causa l’ha intentata e poi persa.
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Il primo Consiglio Comunale per il comune di Cordenons è iniziato con l’Inno di Mameli tra i fazzolettini verdi e le coccarde tricolori dei Consiglieri Comunali eletti.
Stefano Raffin in qualità di Consigliere più votato ha iniziato i lavori facente funzione di Presidente del Consiglio trattando per primo il problema dell’incompattibilità di Pasqualini e di Gobbo così come da OdG. Il primo per un contenzioso con il Comune, il secondo perchè presidente della Filarmonica comunale.
Pasqualini nell’era Del Pup ricopriva una funzione dirigenziale, poi rimossa dall’amministrazione Mucignat. Quindi nel 2006 Pasqualini ricorse al Tribunale perdendo il contenzioso. Ora volendo fare l’Assessore non può ricorrere in appello perchè il CONTROLLORE non può essere anche il CONTROLLATO.
I più potrebbero notare che così facendo, Pasqualini, ha scelto la strada della Giunta piuttosto che far valere i propri diritti di lavoratore ”bastonato” da una Amministrazione avversa. Motivazione per la quale intraprese la strada giudiziaria.
Chissà cosa avremmo fatto ognuno di noi una volta citato il Comune: farsi un giretto per 5 anni in Giunta o perseverare una propria linea per ridare dignità alla propria figura lavorativa lesa “da comportamenti poco chiari”. Il tribunale ha verificato e Pasqualini ha scelto.
In pochi, invece, hanno notato che il processo civile ammonta a circa 50.000 euro e che Pasqualini è tenuto a pagare 1/3 delle spese.
E il restante due terzi a chi tocca?? Non toccherà mica al Comune che ha vinto la causa!! Una volta persa la causa e rinunciando all’appello non vuol dire annullare il contenzioso e con una stretta di mano scordarsi del passato.
Quindi se ora Pasqualini non è intenzionato ad andare avanti, avvallando la tesi iniziale, bisogna chiedergli anche i rimanenti 2/3 delle spese perchè il cittadino cordenonese non è disposto a pagare per una “stizza personale” portata avanti per troppo tempo.
C’è inoltre da tener conto che se Pasqualini avesse torto, a pratica chiusa definitivamente, tutti gli atti con lui presente sarebbero nulli. Ci sono altre questioni sulla vicenda ma li tratteremo a tempo debito.
Per onore di cronaca l’art 70 del testo unico prevede che ogni singolo cittadino possa rivolgersi al Giudice e richiedere che lo stesso imputato paghi le spese processuali e non Noi contribuenti.
Gobbo si è dimesso da presidente della Filarmonica, Pasqualini ha scelto la strada della Giunta.
Il Consiglio è continuato con la nomina a votazione segreta da parte del Presidente del Consiglio e del suo Vice.
Per quanto riguarda la maggioranza ha proposto Del Pup come Presidente e Loris Zancai (Lega) come suo Vice.
La minoranza, invece, ha proposto Ghiani come Presidente e Sartori come suo Vice.
I numeri hanno dato ragione alla maggioranza.
Il Consiglio è continuato con la proclamazione del Sindaco Ongaro che ha prestato giuramento alla Repubblica Italiana e ha fatto il suo primo intervento da Primo Cittadino. Il Consiglio è proseguito con i restanti Ordini del Giorno.
….to be continued!!
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