
La foto che vedete qui sopra gira in rete da un paio di giorni. E’ l’anomala, visti i tempi, ma comprensibile richiesta di Rudy, alluvionato vicentino che paga regolarmente le tasse il quale, per continuare a dare parte del suo “fisico”, vorrebbe 100mila euro da Berlusconi.
In un paese come il nostro, dove i bisogni nazionali – del lavoro, dell’economia e della scuola – vengono meno per far spazio alle gesta del presidente del Consiglio che si pregia del titolo di “aiutare i bisognosi”, eufemistico modo per dire che si fa solo i suoi interessi, una frase come quella di Rudy non è per niente strana. Rudy si prende gioco della politica perché oggi la politica prende tutto gratis, mentre lui, come tutti noi, per avere qualsiasi cosa deve pagarla profumatamente. Professione: politico!
Non possiamo definirci un paese che si prende cura dei suoi cittadini fino a quando la politica non ritornerà ad essere l’arte di governare le Polis. Se oggi chi commette un reato ha buone possibilità di farla franca, o addirittura venire premiato per questo, non viviamo in una società che ha a cuore i bisogni di chi la vive. Non è un caso, dunque, che i bisogni del presdelcons vengano prima dei bisogni di Rudy, Carlo, Giovanna, Alfredo, Francesca, Tizio o Caio. E’ l’anomalia di essere italiani, oggi.
Il mea culpa è però bipartizan.
Berlusconi vedrà pure la donna come il dopo-lavoro del maschio, i gay come persone da disprezzare, le minorenni come ragazze “da salvare” per salvare sé stesso, ma nemmeno a sinistra – quella d’opposizione, ma anche il grande centro casiniano e rutelliano – le cose possono dirsi migliori. E la colpa non è certo solo di Berlusconi.
Parte delle responsabilità vanno attribuite alla politica perché non riesce (più) a distinguere il bene dal male, ma i media non sono esuli da colpe. Viviamo in un mondo dove i giornali invece di dare le notizie spingono all’antagonismo tra un lato della barricata e l’altro. E di mezzo ci va la gente: rassegnata, minoritaria e moralista al contrario.
L’anno scorso alcuni giornali fecero campagna contro Berlusconi perché venne fotografato ad un party in compagnia di una minorenne campana. Invece di approfondire sul perché il presidente fosse andato ad una festa invece che ripulire Napoli dai rifiuti, i quotidiani hanno deciso di portare avanti una campagna moralizzatrice contro Berlusconi. I rifiuti napoletani vennero surclassati nei media di tutto il mondo da una diciassettenne di Casoria amica del premier: Berlusconi in compagnia di una minorenne. Dio ce ne scampi da questi moralizzatori rovesci.
Il problema è che a forza di parlarne continuamente, anche chi per propria natura è contrario al becero commento da parrucchiere, viene sottoposto – suo malgrado – ad una campagna d’informazione dove il dibattito non è più l’attività politica del cavaliere, bensì se fa sesso o meno con una minorenne. Per carità: anch’io vorrei sapere se il mio presidente del Consiglio ha commesso un reato. Ma scoperto che così non è stato, passiamo ai fatti reali e non al gossip sfrenato. E invece ci si illude che basti una notte peccaminosa con una ragazzina per far cadere un governo.
Aver assecondato la deriva politica è una grave colpa dei media italiani. Ed è ancora più grave quando la deriva viene assecondata dal mio partito: non aver provato a contrastare ciò che oggi viene definito “populismo di sinistra”, rinunciando ai doveri di una politica nata dall’impegno civile, è secondo me la più grave colpa del Partito Democratico. Il PD doveva impegnarsi in prima persona a mettere i paletti ai giornali quando questi, militanti di una sinistra a sfondo sessuale, mettevano in cima ai loro doveri l’antiberlusconismo da avanspettacolo. Noi che criticavamo Berlusconi per aver sedotto gli spettatori delle sue Tv, siamo passati dai media televisivi a quelli giornalistici senza minimamente preoccuparci che stavamo commettendo lo stesso errore: stavamo mettendo a riposo i pensatori italiani, i cervelli che riescono – o riuscivano – finemente a farsi una propria idea sul modo di fare politica e governare al meglio il paese. E’ questa la nostra colpa.
Questo non vuol dire naturalmente che Berlusconi è senza peccato, tutt’altro. Significa che se il Pd, forte della sua posizione di primo partito d’opposizione, riusciva a smarcarsi prontamente da quel tipo di guerriglia urbana, e mostrava agli italiani cosa significa credere nelle istituzioni senza moralismi inutili e controproducenti, oggi avremmo il Pd al governo, eletto proprio da quei liberi pensatori di cui sopra, da almeno un anno: ovvero dall’indomani di Berlusconi e Noemi. Se così fosse andata, oggi Berlusconi sarebbe solo un vecchio stanco che cerca stimoli nuovi con una giovanissima Ruby.
Ieri a Firenze Matteo Renzi diceva: “finché gli Usa hanno la destra che crede in Rubio e noi abbiamo la destra che crede in Ruby, noi non andremo da nessuna parte“. Ecco, forse sta tutta qui la differenza tra l’Italia e il resto del Mondo.
Ma ancora nulla è perduto. Il manifesto di Rudy è un segnale forte che ci farà capire cosa possiamo fare noi del Partito Democratico per far tornare l’Italia la settima potenza mondiale. Basta far politica, in fondo, che parla di problemi reali e non di illusorie promesse. Si può fare!
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