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Il caso umano della politica

Probabilmente nella foga dell’approvazione della manovra, in pochi si sono accorti che l’art. 13 sui costi della politica è stato completamente modificato e stravolto.

Se ricordate era previsto che il taglio alle indennità dei parlamentari fosse permanente, con una riduzione netta dello stipendio. Nella pratica, invece, grazie alle modifiche blindate e approvate con la fiducia a Palazzo Madama, la riduzione riguarderà solo l’arco temporale 2011-2013, e sarà del 10% sui redditi superiori ai 90mila euro e del 20% sopra i 150mila euro. Inoltre per quanto riguarda le indennità di carica il taglio è stato abbassato al 20% per le quote superiori a 90 mila euro annui e al 40% a partire da 150 mila euro.

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Qualcosa alla Fini

Sono troppo occupato a fare altro per raccapezzarmi immediatamente sul discorso di Fini a Mirabello e trarne le mie debite conclusioni. Detto questo, da quel che vedo in tv e leggo sui primi giornali online del discorso ai suoi del Presidente della Camera, direi che il sunto perfetto lo abbiano già fatto due che conosco con cui non posso che essere d’accordo.

La politica italiana ha tante cose strane e assurde – la prima si chiama Silvio Berlusconi – e una di queste è che uno può fare un discorso di destra-destra dura e pura, da manuale della dottrina di destra, tutto legalità, governo degli onesti, patria, nazione, ordine, magistratura, polizia, onore, valori, quoziente familiare, eccetera… e a quelli di sinistra vengono le crisi di coscienza, e pensano che quelle siano cose di sinistra.

Il programma di Fini è praticamente quello del Pds di D’alema più dio patria famiglia.

Lealtà e correttezza super partes

Con la nascita di Futuro e Libertà per l’Italia, il gruppo parlamentare nato dopo la scissione dei finiani dalla maggioranza del Pdl, si è venuto a creare un paradosso politico del tutto nuovo, o, almeno, non significativamente presente nella politica repubblicana italiana.

Alcuni esponenti del Pdl come Lupi e Bondi, hanno suggerito al Presidente della Camera Gianfranco Fini di comportarsi come Sandro Pertini 40 anni fa, e offrire le proprie dimissioni da quel ruolo di garante istituzionale che ricopre da due anni, ovvero dal giorno che Berlusconi formò il Governo e lo suggerì al Presidente Napolitano come Presidente della Camera.

Fini ha già fatto sapere che non si dimetterà perché la sua carica non dipende dal partito del Presidente del Consiglio, e, anche se il gruppo nato da poco è “incompatibile con i principi ispiratori del Popolo della Libertà“, il Presidente della Camera ritiene il suo ruolo perfettamente sincrono con il volere degli elettori e della stessa Costituzione a cui fa riferimento.

Contrari alle dimissioni di Gianfranco Fini sono naturalmente le opposizioni – col Partito Democratico in testa – perché, giustamente, la Presidenza della Camera è super partes rispetto agli stessi partiti di governo e opposizione.

In un’intervista di oggi a Repubblica, il Senatore Luciano Violante ha confermato le nostre dichiarazioni di massima:

«I ruoli super partes non possono decadere per una scelta della maggioranza parlamentare, non sono nelle mani di chi ha vinto le elezioni».

Alla domanda se crede sia giusto prendere esempio dal gesto che Pertini fece nel 1969 proponendo le sue dimissioni da Presidente della Camera, Violante risponde:

«Quelle dimissioni avevano alle spalle un processo di scomposizione consensuale dei socialisti. Qui invece la maggioranza di un partito ha messo alla porta la minoranza, questo è il succo.»

In molti si saranno chiesti cosa successe nel luglio di 41 anni fa, e cosa portò il futuro Presidente della Repubblica a presentare le proprie dimissioni dalla carica che oggi detiene Fini.

Successe semplicemente che l’allora Onorevole Pertini venne eletto Presidente della Camera con il sostegno del Partito Socialista Unificato (PSU), raccogliendo molti dei 364 voti che gli servirono a farsi eleggere dal suo gruppo politico di appartenenza: il PSU era il partito che raccoglieva, dal 1966, i partiti di aria socialista PSI e PSDI. Durante il 1969 però si vennero a creare degli eventi tali – gli scarsi risultati elettorali e le normali divisioni interne – che il 5 luglio riportarono i socialisti e i socialdemocratici verso strade autonome. Alcuni giorni dopo Pertini fece un discorso alla Camera che vi proponiamo nel segmento più importante:

«Onorevoli colleghi, la situazione di un anno fa, quando voi mi faceste l’onore di eleggermi vostro Presidente, è oggi mutata. Correttezza vuole ch’io metta a vostra disposizione il mandato da voi affidatomi».

La Camera apprezzo il gesto di lealtà e correttezza che fece Pertini, ma con la stessa lealtà e correttezza rifiutò le dimissioni e Pertini continuò ad essere il Presidente della Camera. Non solo: Giulio Andreotti ricordò ai presenti che la spaccatura all’interno dei socialisti non alterava «minimamente i rapporti tra la Camera e la persona del suo presidente».

Quindi la presunta correttezza dei deputati Bondi e Lupi, è stata correttamente messa alla porta dal senatore Violante sulle pagine di Repubblica.

(Giacomo Lagona)

Tarsu: verità e demagogia

TASSA SUI RIFIUTI: VERITA’ E DEMAGOGIA

Basta una telefonata ad amici e parenti per scoprire che a Sacile, ad Azzano X, a Prata, a Maniago, a Fontanafredda, a Fiume Veneto e in tutti i comuni amministrati dal centrodestra,

PDL, UDC E LEGA HANNO AUMENTATO PIU’ VOLTE LA TASSA RIFIUTI FRA IL 15 E IL 40%

Il consigliere regionale sacilese, Isidoro Gottardo (PdL), per giustificare l’aumento del 35% della tassa a Sacile, ha dichiarato: “Non è accettabile non essere arrivati a copertura della spesa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti già in precedenza: la Tarsu (tassa rifiuti) come prevede il decreto Ronchi, deve coprire al 100% i costi”(Il Gazzettino, 17/2/2010).

Il decreto Ronchi prevede la stessa cosa in tutti i comuni, ma a Cordenons il PDL, l’UDC e la LEGA fanno finta di non saperlo, e MENTONO SPUDORATAMENTE AI CITTADINI.

Infatti, quando governavano allegramente (per loro) Cordenons, pur aumentando la tassa del 40%, hanno lasciato la copertura del servizio ad una percentuale di poco superiore al 50%. Se avessero vinto le elezioni, sarebbero stati costretti ad aumentare la tassa rifiuti per arrivare ad una copertura del servizio del 100%, come prevede il decreto Ronchi.

IL PDL, L’UDC E LA LEGA

AUMENTANO LA TASSA QUANDO GOVERNANO E CRITICANO GLI AUMENTI QUANDO SONO ALL’OPPOSIZIONE, DIMOSTRANDO INCOERENZA, IRRESPONSABILITA’ E MANCANZA DI SERIETA’.

I cittadini di Cordenons sanno che PdL, Udc e Lega, dopo un decennio di governo, hanno lasciato la città piena di immondizie, cave, cemento e debiti (25 milioni di euro)

CORDENONS MERITA DI ESSERE GOVERNATA DA PERSONE ONESTE, COERENTI E RESPONSABILI

Natale Sorrentino
consigliere indipendente della COALIZIONE DI CENTROSINISTRA di Cordenons
Diritti per tutti, favori per nessuno

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Molto rumore per nulla

di Giacomo Lagona

Molto rumore per nulla si potrebbe benissimo dire della tragedia consumata tra Fini e Berlusconi all’auditorium della Conciliazione durante la Direzione nazionale del Pdl. Molto fumo quello di Fini mentre attaccava e accusava il premier di non aver rispettato il programma di Governo; di fuoco le parole di Berlusconi verso il co-fondatore del maggior partito italiano rispondendo con aria sconcertata alle domande del nemico interno.

Secondo me Berlusconi non è diventato paonazzo perché Fini voleva creare una minoranza interna, è diventato verde di bile perché l’ex An l’ha punzecchiato sui suoi punti deboli: giustizia, legalità e Lega. E poi, in sostanza, Fini sale sul predellino dell’auditorium, si lamenta che le cose sono diverse da come lui l’aveva immaginate ma non fa nulla per cambiarle, anzi, vuole che siano gli altri a cambiarle nel modo a lui più gradite. Forse sbaglio, ma il mondo va in modo completamente diverso da come il Presidente della Camera vorrebbe. Diciamolo, non è che Fini abbia avuto torto rinfacciando a Berlusconi il malessere di una certa parte interna, ma se fossi stato al suo posto per prima cosa mi sarei adoperato per cambiare le cose dall’interno – chessò,  prendere il posto di La Russa come coordinatore – e poi, pian piano e soprattutto senza possibilità di vedermi sbattuta la porta in faccia, avrei fatto il diavolo a quattro per spodestare il PresdelCons dallo scranno di invincibilità sul trono del Partito dell’amore.

Di certo che teste ne cadranno a bizzeffe: a Italo Bocchino non verrà rinnovato la poltrona di vicecapogruppo alla Camera, Mario Baldassarri verrà rimosso da presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Enzo Raisi dalla Commissione Attività produttive della Camera, Adolfo Urso da Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ma soprattutto verrà allontanata Giulia Buongiorno dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera, cioè la Commissione parlamentare che più interessa al premier per riformare la Giustizia a sua immagine e somiglianza.

I quotidiani naturalmente hanno sguazzato dentro la melma lasciata dai due pugili in Conciliazione (mai nome fu così inviso da tutti i partecipanti): Ezio Mauro su Repubblica: “Fini tenterà di restare nel Pdl parlando alla parte più moderata della destra del Paese, ma intanto preparerà le sue truppe risicate, perché dovrà andarsene, più presto che tardi. Il Cavaliere alla fine romperà definitivamente, ma non solo con Fini, con tutto. Incapace di reggere, chiederà il giudizio di Dio nelle elezioni anticipate”. Concita De Gregorio sull’Unità: “Segnatevi questa data perché l’era del superuomo è finita. Certo ci vorrà tempo, mesi forse anni perché il naturale dibattito interno di un partito diventi veleno che lo corrode e lo sfinisce come è accaduto, appunto negli anni, ai partiti che abbiamo conosciuto prima dell’avvento del messia, fossero di destra di centro o di sinistra. Ci vorrà tempo, quello del Pdl si conta da ieri”.

Mattia Feltri sulla Stampa: “È finita così, con le telecamere dietro a un mare di schiene alzate, lontane voci concitate, la guerra consumata, quindi tutti fuori, sulla strada a cercare di capire che succederà adesso, e quelle due matte di Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè che escono a braccetto, ridendo in coppia come le ginnasiali che vanno al bagno, loro due, che si erano date a vicenda della patata transgenica: «Quando i maschi litigano, le donne fanno pace». E pregustano teste rotolanti”. Umberto Bossi sulla sulla Padania: “Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie, ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito, attaccandoci. Ha lavorato per la sinistra comportandosi come un vecchio gattopardo democristiano: fingi di costruire, per demolire e non muovere nulla. In questo modo ha aiutato la sinistra, è pazzesco. Anzi, penso che sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni, grazie a lui. Fini è palesemente contro il popolo del Nord, a favore del centralismo dello Stato e il meridionalismo. Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito, senza tentennamenti, invece di portarlo in tv, dandogli voce e rilievo, quella era la strada da seguire”.

I giornali filo-governativi (ohibò: non ne farete mica un dramma, vero?) stranamente si pronunciano tutti per il grand’uomo. Libero scrive in prima pagina che “il Pdl vota quasi all’unanimità un documento contro il presidente della Camera: finisce 159 a 12″. Il Giornale la mette in un modo un po’ più furbo, scrivendo che i voti contrari al documento sono stati “solo 11 su 172″. Flavia Perina nel suo editoriale sul Secolo corregge: “E si farà l’abitudine anche a ciò che oggi sembra stupefacente: il sito del Pdl che non mette in rete l’intervento di Gianfranco Fini; il Tg1 che titola “è finita 172 a 11″ facendo opportunamente confusione tra gli aventi diritto al voto e i sostenitori del documento di maggioranza; Silvio Berlusconi che chiede a Fini di “far comprare il Giornale da un suo amico” se vuole titoli senza insulti”.

Per la cronaca: i voti al documento finale sono stati poco meno di settanta perché gran parte dei 171 aventi diritto a quell’ora erano già a casa in babbucce; dunque, in realtà, la vittoria disarmante del Presidente Berlusconi è stata di circa 57-58 a 11.

Partendo – o arrivando, dipende da dove la si prende – dal sito del Pdl si scopre che basta non essere formalmente membro alla Direzione Nazionale del PdL per venire rimosso dall’elenco degli interventi. Anche se Fini è stato l’ospite dal discorso più atteso, discusso e deflagrante della giornata, dal verbale ufficiale della giornata il sito ufficiale del Popolo della Libertà non ne accenna minimamente: praticamente il co-fondatore del partito dell’amore giovedì alla Direzione nazionale non c’è mai andato. Son convinto però che la perla della giornata è nostra: Gad Lerner “è ragionevole ipotizzare che Gianfranco Fini e Umberto Bossi si fossero messi d’accordo nel tendere questo trabocchetto a Berlusconi? Non lo so, ma di certo punta a elezioni anticipate sul tema del federalismo. La slealtà personale e il perseguimento di interessi contrari a quelli della nazione portano allo sfascio del centrodestra e preannunciano una stagione infelice per la tenuta democratica del paese”.

Naturalmente non sono mancate le opinioni dei leader della sinistra, ma non vi dico chi e quando perché sarebbe come buttarmi la zappa nei piedi: cercateveli!

Domani Fini va per Mezz’ora dalla Annunziata, mentre martedì Floris dovrebbe averlo a Ballarò. Occhio che settimana scorsa c’era l’amico Bocchino…

Dopo l’esito del voto – Amministrative 2010

Considerazioni del segretario Giovanni Ghiani

Il voto ha sostanzialmente deluso le aspettative di crescita del PD e del Centrosinistra nel suo complesso. Qualche lieve miglioramento, non si può negare, c’è stato rispetto alle ultime consultazioni del 2009, ma è poca cosa. Il vento del cambiamento che Bersani, e noi con lui, credevamo stesse spirando, in realtà era solo un vento agognato. Il risultato finale di 7 a 6 è il bicchiere mezzo pieno che non disseta. Abbiamo perso di poco in due regioni importanti è vero, ma abbiamo perso. E’ inutile che facciamo finta di non vedere il peso delle regioni conquistate dal Centrodestra. Non sono pochi quelli che dicono che finché Berlusconi avrà il dominio delle televisioni potendo spadroneggiare su tutti i Tg e mettere il bavaglio ai giornalisti non asserviti, non avremo modo di vincere perché non siamo messi nelle condizioni di combattere ad armi pari. Io la penso un po’ diversamente. Penso che se da un lato sia assolutamente reale e intollerabile la sproporzione di forze in tv tra noi e il centrodestra (maledetta legge sul conflitto di interessi che non abbiamo avuto il coraggio di fare), d’altro canto mi pare riduttivo e insufficiente attribuire solo a questo fatto la causa della nostra inadeguatezza a vincere e convincere.
Vorrei ricordare che la lista di Beppe Grillo ha avuto un centesimo del tempo televisivo del Pd in tutta la campagna elettorale, per dire almeno che esisteva, e ha preso un sacco di voti comunque. Ben 400.000 voti raccolti in 5 regioni su 13!
Se avessimo il livello di efficacia comunicativa di Grillo avremmo potuto prendere almeno il 35% e non il 26 con le briciole dopo la virgola. Con questo non voglio dire assolutamente che dobbiamo sposare il grillismo. Ci mancherebbe (anche se non darei un giudizio sprezzante e liquidatorio sul movimento e le istanze di cui si fa portatore). Ma è del tutto evidente che la televisione non è tutto. Che, come Grillo insegna da tempo, il canale comunicativo del web è importante e va utilizzato per fare rete, non solo per mandare informazioni o fare vetrina. Dobbiamo capire che la consultazione aperta e dal basso è molto importante per rinnovare il linguaggio, per selezionare le idee‐forza, per testare le proposte programmatiche. Sminuire questo dato, che è in continua crescita, significa rimanere ai margini dell’innovazione politica. Rendiamoci conto che quell’8% di Grillo nella roccaforte della sinistra italiana ‐ l’Emilia rossa ‐ è da far tremare le vene ai polsi. Per non dire dell’aumento della Lega Nord proprio in quella regione e crescente (siamo al raddoppio dei voti!) anche nelle altre regioni del Centro Italia. E poi quel 4% in Piemonte dove Grillo ha decretato la nostra sconfitta parla da solo. Insomma gli altri ci stanno mangiando l’erba da sotto i piedi senza che noi ce ne accorgiamo. Ce ne accorgiamo solo alla prova del voto. Non solo la questione settentrionale è sempre più acuta, si sta estendendo al Centro Italia, ma i vertici continuano a minimizzare. Questo è grave!

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Come si vota

Domenica 28 e lunedì 29 marzo si eleggeranno i rappresentanti di 13 regioni, 4 province e 465 comuni italiani. Il governo ha messo a punto alcuni spot per invogliare i cittadini ad andare a votare, e in rete girano alcuni filmati che fanno altrettanto.

Anche noi facciamo la nostra sporca figura chiedendo agli elettori delle 479 amministrazioni da rinnovare, di andare a votare domenica e lunedì prossimo con lo spot (ironico) che vi presentiamo qui sotto. Buona visione!

Il Partito dei traghettatori

Siamo stati scippati del diritto di cittadinanza, purtroppo devo comunicarvi che ieri sera sul traghetto Olbia Civittavecchia le cabine prenotate e pagate da circa un mese sono state requisite ed assegnata ai manifestanti del PDL; siamo stati costretti centinaia di persone a dormire sul ponte del traghetto, l'ennesimo scandalo e scippo di democrazia. Firmato Shaila Bimbus

di Giacomo Lagona

Ieri mi è arrivata questa mail:

Il coordinamento provinciale e il coordinamento cittadino di Cagliari della Giovane Italia (il movimento giovanile ufficiale del PDL) organizzano un pullman di soli giovani per la manifestazione nazionale di sabato 20 marzo a Roma.

Si partirà da Cagliari in bus (che sarà al seguito per tutto il viaggio) verso Olbia, dove ci si imbarcherà per Civitavecchia alle 22.30. Saranno garantite a tutti cabine di I classe, con bagno privato.
Una volta sbarcati si raggiungerà Roma dove si prenderà parte alla Manifestazione in programma alle ore 15. Terminata, ci si reimbarcherà per Olbia la sera stessa – e con lo stesso trattamento – e si arriverà a Cagliari verosimilmente intorno alle 11 di Domenica mattina.

Chiunque fosse interessato a partecipare può inviare una mail all’indirizzo giovaneitalia.sardegna@gmail.com con i propri dati e il proprio numero di elefono. Sarà immediatamente contattato!

I costi della trasferta sono interamente a carico del coordinamento del PDL.
Sarà l’occasione per vivere insieme un’esperienza straordinaria!

Ti aspettiamo!

Ho dato un’occhiata sul web e mi sono accorto di non essere l’unico ad aver ricevuto messaggi simili, leggo anche che pagano 100€ a chi si metterà la maglietta “Meno male che Silvio c’è” alla manifestazione di S. Giovanni (qui, qui, qui, qui e qui). Anche le maggiori testate ne hanno parlato: L’Unità, Il Messaggero e l’Espresso per citarne alcuni.

C’è poco da dire: evviva il partito dell’ammore!

Chissà come mai

Daniela Santanchè è una donna che sa il fatto suo: anni fa aprì assieme a Flavio Briatore il Billionaire, il locale più trendy della Costa Smeralda, e da un paio d’anni è anche la felice proprietaria di Visibilia, l’agenzia che raccoglie la pubblicità per Libero. Dunque la sua vita professionale va a gonfie vele. L’anno scorso inoltre ha fatto il suo più grande colpaccio: ha tolto dalle mani di Mondadori pubblicità, la raccolta per il Giornale, quotidiano del gruppo Berlusconi di cui Paolo Berlusconi ne gestisce le trame per conto del fratello Presidente del Consiglio. Il nuovo decennio per l’ex donna di ferro di An si è aperto nel migliore dei modi.

Dopo essere stata allontanata da An ed essersi accasata con La Destra di Storace, la Daniela nazionale in quest’ultimi due anni è tornata alla ribalta con il re-accasamento presso la corte dei miracoli del Pdl, tanto da guadagnarsi le prime pagine dei due giornali principe dell’agognato centro destra, e diventare la spregiudicata front woman in tutti talk show giornalieri in tv: dalla mattina alla sera, passando dal dopo pranzo con la Setta al pomeridiano con Sposini.

Certo che la bella signora della politica destroide ne ha fatta di strada dai tempi del primo matrimonio col chirurgo plastico: la Visibilia chiuderà l’anno fiscale con un fatturato previsto attorno ai 40 milioni di euro, e con un 2009 chiuso a +30% rispetto al 2008 la Santanchè è una delle donne più ricche e potenti della politica italiana.

Chissà come mai proprio adesso diventa sottosegretario al Welfare.