di Giacomo Lagona

Molto rumore per nulla si potrebbe benissimo dire della tragedia consumata tra Fini e Berlusconi all’auditorium della Conciliazione durante la Direzione nazionale del Pdl. Molto fumo quello di Fini mentre attaccava e accusava il premier di non aver rispettato il programma di Governo; di fuoco le parole di Berlusconi verso il co-fondatore del maggior partito italiano rispondendo con aria sconcertata alle domande del nemico interno.
Secondo me Berlusconi non è diventato paonazzo perché Fini voleva creare una minoranza interna, è diventato verde di bile perché l’ex An l’ha punzecchiato sui suoi punti deboli: giustizia, legalità e Lega. E poi, in sostanza, Fini sale sul predellino dell’auditorium, si lamenta che le cose sono diverse da come lui l’aveva immaginate ma non fa nulla per cambiarle, anzi, vuole che siano gli altri a cambiarle nel modo a lui più gradite. Forse sbaglio, ma il mondo va in modo completamente diverso da come il Presidente della Camera vorrebbe. Diciamolo, non è che Fini abbia avuto torto rinfacciando a Berlusconi il malessere di una certa parte interna, ma se fossi stato al suo posto per prima cosa mi sarei adoperato per cambiare le cose dall’interno – chessò, prendere il posto di La Russa come coordinatore – e poi, pian piano e soprattutto senza possibilità di vedermi sbattuta la porta in faccia, avrei fatto il diavolo a quattro per spodestare il PresdelCons dallo scranno di invincibilità sul trono del Partito dell’amore.
Di certo che teste ne cadranno a bizzeffe: a Italo Bocchino non verrà rinnovato la poltrona di vicecapogruppo alla Camera, Mario Baldassarri verrà rimosso da presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Enzo Raisi dalla Commissione Attività produttive della Camera, Adolfo Urso da Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ma soprattutto verrà allontanata Giulia Buongiorno dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera, cioè la Commissione parlamentare che più interessa al premier per riformare la Giustizia a sua immagine e somiglianza.
I quotidiani naturalmente hanno sguazzato dentro la melma lasciata dai due pugili in Conciliazione (mai nome fu così inviso da tutti i partecipanti): Ezio Mauro su Repubblica: “Fini tenterà di restare nel Pdl parlando alla parte più moderata della destra del Paese, ma intanto preparerà le sue truppe risicate, perché dovrà andarsene, più presto che tardi. Il Cavaliere alla fine romperà definitivamente, ma non solo con Fini, con tutto. Incapace di reggere, chiederà il giudizio di Dio nelle elezioni anticipate”. Concita De Gregorio sull’Unità: “Segnatevi questa data perché l’era del superuomo è finita. Certo ci vorrà tempo, mesi forse anni perché il naturale dibattito interno di un partito diventi veleno che lo corrode e lo sfinisce come è accaduto, appunto negli anni, ai partiti che abbiamo conosciuto prima dell’avvento del messia, fossero di destra di centro o di sinistra. Ci vorrà tempo, quello del Pdl si conta da ieri”.
Mattia Feltri sulla Stampa: “È finita così, con le telecamere dietro a un mare di schiene alzate, lontane voci concitate, la guerra consumata, quindi tutti fuori, sulla strada a cercare di capire che succederà adesso, e quelle due matte di Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè che escono a braccetto, ridendo in coppia come le ginnasiali che vanno al bagno, loro due, che si erano date a vicenda della patata transgenica: «Quando i maschi litigano, le donne fanno pace». E pregustano teste rotolanti”. Umberto Bossi sulla sulla Padania: “Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie, ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito, attaccandoci. Ha lavorato per la sinistra comportandosi come un vecchio gattopardo democristiano: fingi di costruire, per demolire e non muovere nulla. In questo modo ha aiutato la sinistra, è pazzesco. Anzi, penso che sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni, grazie a lui. Fini è palesemente contro il popolo del Nord, a favore del centralismo dello Stato e il meridionalismo. Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito, senza tentennamenti, invece di portarlo in tv, dandogli voce e rilievo, quella era la strada da seguire”.
I giornali filo-governativi (ohibò: non ne farete mica un dramma, vero?) stranamente si pronunciano tutti per il grand’uomo. Libero scrive in prima pagina che “il Pdl vota quasi all’unanimità un documento contro il presidente della Camera: finisce 159 a 12″. Il Giornale la mette in un modo un po’ più furbo, scrivendo che i voti contrari al documento sono stati “solo 11 su 172″. Flavia Perina nel suo editoriale sul Secolo corregge: “E si farà l’abitudine anche a ciò che oggi sembra stupefacente: il sito del Pdl che non mette in rete l’intervento di Gianfranco Fini; il Tg1 che titola “è finita 172 a 11″ facendo opportunamente confusione tra gli aventi diritto al voto e i sostenitori del documento di maggioranza; Silvio Berlusconi che chiede a Fini di “far comprare il Giornale da un suo amico” se vuole titoli senza insulti”.
Per la cronaca: i voti al documento finale sono stati poco meno di settanta perché gran parte dei 171 aventi diritto a quell’ora erano già a casa in babbucce; dunque, in realtà, la vittoria disarmante del Presidente Berlusconi è stata di circa 57-58 a 11.
Partendo – o arrivando, dipende da dove la si prende – dal sito del Pdl si scopre che basta non essere formalmente membro alla Direzione Nazionale del PdL per venire rimosso dall’elenco degli interventi. Anche se Fini è stato l’ospite dal discorso più atteso, discusso e deflagrante della giornata, dal verbale ufficiale della giornata il sito ufficiale del Popolo della Libertà non ne accenna minimamente: praticamente il co-fondatore del partito dell’amore giovedì alla Direzione nazionale non c’è mai andato. Son convinto però che la perla della giornata è nostra: Gad Lerner “è ragionevole ipotizzare che Gianfranco Fini e Umberto Bossi si fossero messi d’accordo nel tendere questo trabocchetto a Berlusconi? Non lo so, ma di certo punta a elezioni anticipate sul tema del federalismo. La slealtà personale e il perseguimento di interessi contrari a quelli della nazione portano allo sfascio del centrodestra e preannunciano una stagione infelice per la tenuta democratica del paese”.
Naturalmente non sono mancate le opinioni dei leader della sinistra, ma non vi dico chi e quando perché sarebbe come buttarmi la zappa nei piedi: cercateveli!
Domani Fini va per Mezz’ora dalla Annunziata, mentre martedì Floris dovrebbe averlo a Ballarò. Occhio che settimana scorsa c’era l’amico Bocchino…
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