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Minzolini attacca la manifestazione di ieri

di Giacomo Lagona

Il direttore del TG1 Augusto Minzolini, in un editoriale nel Tg delle 20,00 del 3 ottobre, critica e ritiene incomprensibile la manifestazione a favore della libertà di stampa e d’informazione tenutasi a Roma e in tutta Italia. Vediamone i punti salienti.

Lo dico senza spirito polemico: la manifestazione di oggi per la libertà di stampa per me è incomprensibile. Manifestare è sempre legittimo e salutare per la democrazia, ma in un Paese dove negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, l’avvocato Agnelli, l’ingegner De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica e tanti altri, denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo. È in atto uno scontro di poteri nell’informazione e la manifestazione di oggi fotografa una realtà: una manifestazione convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all’Unità. In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. E’ possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi?
La manifestazione di oggi è un episodio di questo scontro perché fotografa una disparità. E’ stata convocata contro la decisione del premier di querelare due giornali, Repubblica e Unità. Si confessano due sole querele ma non quelle che colpiscono gli altri giornali, magari di diverso orientamento.

Vediamo poi quello che succede all’estero. Nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale e costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq. Non si può pensare che i giornali abbiano sempre ragione. La difesa corporativa non fa bene all’autorevolezza dei media; specie in Italia, dove si ha una strana concezione del pluralismo dell’informazione. Ci sono giornali che si considerano depositari della verità e che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi: chi ha questa concezione, manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico.

Il direttore Minzolini sbaglia pur sapendo di sbagliare. La vicenda del 2004 in realtà non arrivò mai in tribunale e Tony Blair non querelò mai la Bbc. La commissione d’inchiesta indipendente di Lord Hutton fu creata per investigare sulla morte di un consulente del governo, David Kelly, che nel 2002 aveva scritto un rapporto sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Dopo il servizio della Bbc in cui Kelly veniva individuato come la fonte in grado di sostenere che il rapporto era stato manipolato per agevolare l’intervento britannico in Iraq, Kelly si suicidò. In seguito all’inchiesta, che individuò l’errore della Bbc sulle accuse di manipolazione e scagionò il premier, il presidente e il direttore generale della rete pubblica si dimisero, ammettendo l’errore. Ma non c’era stata alcuna querela da parte del premier o di membri del governo.

I media non possono avere sempre ragione, ma è assolutamente indispensabile dare l’opportunità alla stampa di informare il cittadino sui fatti che accadono nel Paese. Come è indispensabile capire che non è giusto dire cose poco documentate o piene di mezze verità. Perché se la stampa è libera, lo è anche la verità. E Minzolini non è, e non lo è stato nemmeno ieri, un maestro di obiettività.

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Manifestazione a favore della libertà d’informazione

Berlusconi e VespaOggi a Cordenons si manifesta per la libertà d’informazione. Solamente in questi giorni i media generalisti hanno deciso di rettificare l’espressione data a questa protesta: difatti fino a meno di una settimana fa, questa giornata era a favore della libertà di stampa e non, come in realtà è, a favore della libertà d’informazione. In Italia di libertà di stampa ne abbiamo fin troppa, a volte. Non è per questo che manifestiamo oggi.

Manifestiamo per una libera informazione che permetta a tutti gli addetti ai lavori di esercitare liberamente il proprio mestiere, e a noi cittadini di essere informati su tutto ciò che accade nel Paese.

Ci piace pensare che un’informazione libera esula dall’appartenenza politica – non è così, lo sappiamo – ma noi crediamo nella libertà d’informazione come diritto universale dell’individuo e come un dovere delle Istituzioni verso la società.
Ed è soprattutto per questo motivo che manifestiamo a favore di Santoro, Floris, Gabanelli, Crozza, Lerner, Repubblica, l’Unità, ma anche Striscia e Zelig. Oggi manifestiamo a Cordenons anche a favore di Vespa, Belpietro, Feltri, Ferrara, Minzolini, Orfeo, Fede, Giordano e tutti quei giornali, giornalisti e programmi televisivi non presenti nella lista nera del Presidente del Consiglio. Perché l’informazione è di tutti!

Oggi alle 17,00 in Piazza della Vittoria a Cordenons, come in tutte le più grandi piazze d’Italia, protestiamo contro il bavaglio all’informazione: perché in un Paese Democratico i bavagli non devono esistere.