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Di tagli si muore, ma gli abusi vengono tutelati

Il 21 luglio una neonata è morta per mancanza di un’autoambulanza. E’ la prima bambina morta di tagli, altre ne seguiranno.

Si tagliano servizi indispensabili ai cittadini, mentre alla vigilia delle dimissioni, Scajola, scialava la spropositata cifra di 146 milioni di euro per l’inutile porto di Imperia, stimato in 29 milioni, con 1440 posti barca e 117 appartamenti insieme a Caltagirone, consuocero di Scajola, e la cricca Balducci-Fiorani.

La Russa si diletta a creare i Nuovi Balilla, i gruppi DUX, e non pensa minimamente a chiudere l’atroce e inutile fronte afghano che ci costa due milioni di euro al giorno, più 30 miliardi in nuove armi.

Resta al suo posto Bertolaso che ha speculato sul terremoto.

Non viene dimesso l’indegno Verdini ogni giorno scoperto in nuovi scandali.

La Meloni pensa a chiedere e ottenere nuovi fondi per il Fuan o per Ordine Nuovo.

Mentre i malati muoiono per i tagli alla sanità, Berlusconi sfora senza vergogna 1,5 miliardi per le spese della sua inutile corte.

Mancano i soldi per le autoambulanze e la benzina per le macchine della Polizia, ma la Lega si fa versare un miliardo e mezzo per pagare le multe europee degli allevatori disonesti che hanno sforato sulle quote latte, insultando gli onesti che hanno rispettato la legge; mentre la stessa cifra, un miliardo e 650mila euro, viene tagliata alla sicurezza: 10mila volanti in meno dopo che le elezioni le hanno vinte puntando tutto proprio sulla sicurezza.

Tremonti giura che la manovra ha il consenso di tutti. Quale consenso se il 78 per cento l’ha rifiutata e ogni categoria ha scioperato? Giura che a settembre non ci sarà una manovra correttiva di altri 25 miliardi. Spergiuro!

Cosa altro taglieranno mentre la corsa ai loro abusi continua?

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Siete invitati ad indossare l’abbigliamento informale

La riforma sulla scuola e sull’università voluta dal ministro unico dell’Istruzione Mariastella Gelmini dovrebbe approdare a breve in Senato per essere votata. In questi giorni tutti gli atenei – dalla Sapienza di Roma all’Università di Cagliari, dalla Statale di Milano all’Università di Catania all’Ateneo di Udine- sono in mobilitazione contro il ddl Gelmini e i tagli previsti all’istruzione dalla Finanziaria di Tremonti che mette letteralmente in ginocchio le università e la ricerca. In tutto questo scempio culturale, c’è invece chi ha il coraggio di andare in un ateneo a parlare con studenti e docenti: è il premier Silvio Berlusconi e l’università scelta è l’eCampus della Cepu di Francesco Polidori a Novedrate.

Per chi fosse poco informato su cosa sia il Campus in questione, ecco un bignamino che delucida sulle attività svolte dall’ateneo brianzolo. Nato nel 2006 con decreto ministeriale dell’allora ministro Moratti, l’università telematica della Cepu è però l’unica ad aver avuto il parere negativo del Consiglio universitario nazionale (Cun) e dal Comitato nazionale per la valutazione (Cnvu).  Non solo. Poche settimane fa il Cun ha segnalato alla Gelmini molte incongruenze sul funzionamento delle università telematiche in Italia. Gli esperti del Cnvu sono attesi entro l’anno a Novedrate proprio per verificare la rispondezza dell’offerta didattica con gli standard di legge. Sul sito della Cepu e negli uffici della stessa, si vedono molti manifesti pubblicitari che invitano gli studenti ad usate la rete, ergo eCampus, per laurearsi studiando da casa ed effettuando le conseguenti verifiche ed esami stando comodamente davanti al computer.

Ma chi è a capo di eCampus? L’intricatissimo sistema societario di eCampus è oggi riconducibile a una fiduciaria lussemburghese, Jmd International Sa, di cui non è chiara la proprietà. Nelle agenzie Cepu, dove si propone l’iscrizione ai corsi di laurea eCampus, che rilasciano titoli con valore legale, si offrono anche lauree della libera università di Herisau, più volte inserita nella lista nera dei titoli falsi dal ministero dell’Università. Ma il ministro Gelmini invece di controllare come e se le università telematiche seguano l’iter ministeriale, fa orecchie di mercante invitando i prof ad andare in pensione prima.

Vi sembra possibile che il ministro dell’Istruzione non sappia come funziona eCampus? non sappia che Mr. Cepu rilascia attestati universitari senza alcun valore provenienti da atenei riconosciuti dal ministero come falsi? vi sembra possibile che con le mobilitazioni dei prossimi giorni contro i tagli alle università e alla ricerca  per la manovra di Tremonti, l’unico ateneo visitato dal Presidente del Consiglio sia proprio quello non approvato dal Consiglio universitario nazionale e dal Comitato nazionale per la valutazione? vi sembra possibile che nell’imbarazzo della scelta per le università del nostro paese, Silvio Berlusconi vada a visitarne proprio una privata?

Agli oltre 3mila iscritti all’ateneo telematico eCampus, il rettore Lanfranco Rosati in persona ha inviato una mail settimana scorsa precisando che lunedì mattina 19 luglio il campus verrà visitato privatamente dal premier Silvio Berlusconi, il quale «parlerà con studenti e docenti» e sarà un evento – sottolinea Rosati ad ogni studente telematico – «che arriccherà la tua esperienza formativa». Come dire, da non perdere. Tant’è che subito dopo l’e-mail precisa di comfermare la presenza via posta elettronica o telefonincamente e contiene persino un tassativo consiglio su come vestirsi per incontrare il premier: «Siete invitati ad indossare l’abbigliamento informale».

(Giacomo Lagona)

Le proposte del PD per la crescita, per l’equità, per il lavoro

Care democratiche, cari democratici

pochi giorni fa il Governo ha presentato una manovra economica che non sostiene le famiglie e le imprese, che non contiene misure per i giovani e la crescita e prevede tagli indiscriminati destinati a colpire i servizi per i cittadini, dalla scuola alla sanità ai trasporti.

Saranno soprattutto le persone più deboli a pagare le conseguenze della manovra, che lascia invece al riparo le grandi ricchezze e le rendite e non combatte in modo efficace l’evasione fiscale. Tutto questo è inaccettabile!

Per questo il nostro partito ha deciso di promuovere una manifestazione nazionale per sabato 19 giugno, alle ore 10 al Palalottomatica di Roma, per un’altra politica economica, per la crescita e il lavoro, contro una manovra ingiusta e sbagliata, per dare voce a tutti i protagonisti sociali colpiti dalle scelte del Governo.

Vogliamo offrire al paese un’alternativa ispirata a equità e rigore, all’idea che nessuno sta bene da solo e che una comunità può crescere e progredire solo se è unita e solidale. Potete leggere e scaricare le nostre proposte dal sito del PD Cordenons.

Ci vediamo sabato 19, sicuro che da voi possa venire il contributo prezioso di chi ogni giorno è a contatto con le persone, con le loro speranze e i loro problemi.

Ieri, il Senato ha approvato il ddl intercettazioni. Con la trentesima fiducia e una legge sbagliata, il governo continua il massacro della libertà. I senatori Pd hanno abbandonato l’Aula per non partecipare a quello che Anna Finocchiaro ha definito“un voto di fiducia che manca di legittimità”. Ora tocca alla Camera, dove la nostra opposizione sarà durissima.

Giovani al lavoro? Sempre meno e nella manovra il governo li dimentica

Un giovane su tre è disoccupato e la manovra del governo pensa solo a tagliare indiscriminatamente, mentre l’Italia arretra e la disoccupazione avanza. Gli ultimi dati ISTAT lo confermano e danno ragione a chi, come il PD, ha contrastato una manovra priva di spunti per la crescita e lo sviluppo del Paese. Una manovra varata da un governo nel marasma, come ha detto Pier Luigi Bersani commentando il varo del provvedimento da parte Consiglio dei Ministri.

Non c’è futuro nemmeno per la scuola. I tagli consegnano un’emergenza continua che l’intollerabile propaganda del governo vuole nascondere a ogni costo. La manovra punisce chi lavora nella scuola e la Gelmini tace. Per questo il Pd sta preparando le interrogazioni parlamentari sulle denunce raccolte.

E tace anche il Governo visto l’imbarazzo nel gestire lo scontro consumato tra Palazzo Madama e Montecitorio, a causa della legge sulle intercettazioni. Nella maggioranza sono tutti contro tutti ormai, e per fortuna dovevano essere il partito dell’amore!
Intanto Il gruppo del Pd al Senato ha saputo indicare con chiarezza gli elementi inaccettabili di questo Ddl, a partire dalla restrizione della capacità di indagine dei magistrati, e a spingere il testo di nuovo in Commissione. La battaglia, però, non è finita.

Una finanziaria di sacrifici. Le controproposte del Partito Democratico

Cari democratiche, cari democratici

il Governo della destra ha scoperto la crisi. E la favola che per mesi la coppia Tremonti-Berlusconi ha raccontato agli italiani è finita. Le riforme? Neanche a parlarne, solo tagli. Indiscriminati. “Ci hanno raccontato che i conti erano in equilibrio, invece non è vero niente. – ha ricordato Pier Luigi Bersani – La Grecia non c’entra nulla: è un problema nostro. E non vedo riforme”

L’improvvisazione è stato l’unico programma di questo Esecutivo che ora tenterà di porre rimedio ai suoi errori con una manovra tardiva e inadeguata. Una finanziaria dura che proteggerà i forti e metterà in ginocchio i più deboli. L’equità è per noi obiettivo primario. La manovra annunciata non pare coglierlo. La nostra proposta di finanziaria, presentata da Enrico Letta, parla chiaro e, tra gli altri punti della sua contromanovra, chiede un aiuto concreto per sostenere l’occupazione e la crescita: una norma che preveda ‘tasse zero’ per i primi due anni per le aziende che assumeranno a tempo indeterminato.

Non c’è ossigeno neanche per gli Enti Locali. La manovra da 24 miliardi ne scarica 13 sul Patto di Stabilità, compromettendo la qualità e la quantità dei servizi ai cittadini. E le critiche fioccano, persino dai presidenti della Lombardia e della Calabria, Formigoni e Scopelliti. Sono disfattisti sinistri anche loro? Forse è troppo facile per Berlusconi nascondersi dietro alle citazioni deplorevoli di Mussolini per ricordare che lui non ha potere. Una pessima scusa di cattivo gusto? Un certo capitano ha già lasciato la nave prima che affondi. Un bel servizio al Paese.

A presto!
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Fa parte della manovra

di Giacomo Lagona

Nella manovra economica appena descritta dal governo, una parte saliente del taglio alla spesa pubblica è l’eliminazione delle province. Lo avevano promesso in campagna elettorale ed infatti – dopo due anni – Berlusconi e i suoi hanno deciso di abolire sei enti provinciali in surplus: Asti, Massa Carrara, Biella, Vibo Valentia, Fermo e Rieti.

Ma perché solo sei e non tutte o buona parte di esse? Stando a quanto scrive l’Ansa, le province che verranno “abbattute” sono quelle «con meno di 220mila abitanti, che non confinano con Stati esteri e che non sono nelle regioni a Statuto speciale». In una lista che girava stamattina, c’erano conteggiate anche Matera Crotone e Isernia, quindi si arrivava ad un totale di nove province più quella di Ascoli, che essendo limitrofa a Fermo, pare che delle due se ne faccia una. Inoltre, seguendo il ragionamento di Antonio Sgobba, Isernia e Matera verranno lasciate perché sia il Molise che la Basilicata hanno due sole province e con i tagli diverrebbero mono-provinciali. Quasi lo stesso discorso si profila per la Calabria della quale verrà abolita solo una provincia su due in lista.

Facendo un rapido calcolo, le province con meno 220mila abitanti da abolire erano 24, ma togliendo le regioni a statuto speciale (FVG, Trentino, Val d’Aosta, Sicilia e Sardegna) e le province confinanti con stati esteri (in Liguria, Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino), rimangono in realtà solo Asti, Matera, Ascoli, Massa Carrara, Biella, Crotone, Vibo Valentia, Fermo, Rieti e Isernia. Se togliamo le quattro per i motivi citati sopra, le rimanenti sei città vedranno accorpati gli enti provinciali a quelli più vicini.

Rimangono i dubbi per alcune province rimaste di cui si inizia a pensar male: Sondrio città natale di Tremonti; Lodi (appena diventata leghista) con 225mila abitanti; Terni con poco meno di 223mila. E poi quelle con meno di 220mila residenti: Aosta, Vercelli (unica città confinante con la Svizzera: Alagna Valsesia), Imperia, Sondrio, Verbano-Cusio-Ossola, Belluno, Gorizia, Pordenone, Enna, Oristano, Nuoro, Olbia-Tempio, Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, ecc. ecc.

In questo momento in tv Berlusconi sta spiegando la manovra e sta dedicando molto tempo nel dire che sono 24mld presi ai falsi invalidi, agli evasori fiscali e agli stipendi dei dipendenti pubblici, che l’ennesimo taglio agli enti locali i quali si vedranno ridurre notevolmente – quasi non fossero con l’acqua alla gola già ora – il loro ben misero budget.

Già lo sappiamo, con le cinque province abolite il governo metterà nel paniere l’ennesima promessa mantenuta perché tanto a pagare saranno sempre i soliti fessi. Ma tant’è…

Aggiornamento ore 21.30. Sul sito del Ministero dell’Economia è riportata la lista dei tagli di questa manovra. Alcuni spunti aperti in questo post:

Enti inutili
Sono soppressi una ventina di enti tra i quali i seguenti enti previdenziali: Ipsema, Ispesl e Ipost. I primi due confluiscono nell’Inail, il terzo nell’Inps. Sono soppressi anche Isae, Eim (Ente italiano montagna) e l’Insean (Istituto nazionale per studi e esperienze di architettura navale) con accorpamento ai ministeri di riferimento. Sono soppressi anche l’Ias (Istituto affari sociali) che confluisce nell’Isfol e l’ Enappsmsad (Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici), che confluisce nell’Enpals.
Il Comitato per l’intervento nella Sir è soppresso dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il relativo patrimonio è trasferito a Fintecna. I proventi derivanti dalla liquidazione degli enti disciolti sono destinati al fondo per il finanziamento della partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali di pace.
Le società pubbliche non quotate in perdita per tre esercizi consecutivi non possono ricorrere ad aumenti di capitale, trasferimenti straordinari o aperture di credito.
Enti inadempienti
Verrà meno il finanziamento pubblico per circa duecento enti che non hanno risposto alle richieste di informazione inviate nei mesi scorsi per conoscere l’utilizzo dei finanziamenti a carico del bilancio dello Stato.
Province
Sono abolite 10 piccole Province (con meno di 220.000 abitanti, non ricadenti in regioni a statuto speciale)

Il testo non riporta quali siano queste province, ma ad intuito sembrano quelle circolate stamattina – Matera, Isernia, Biella, Rieti, Massa Carrara, Crotone, Fermo – più alcuni dietro front come Asti e Sondrio, e l’accorpamento di Fermo nuovamente ad Ascoli Piceno. Nel frattempo il Corriere intervista alcuni presidenti rivoltosi e le accuse volano a destra e a sinistra.

Aggiornamento ore 21.40. Le province abolite sono in Piemonte Biella e Vercelli; in Toscana, Massa Carrara; nelle Marche, Ascoli Piceno e Fermo; nel Lazio, Rieti; nel Molise, Isernia; nella Basilicata, Matera; in Calabria, Crotone e Vibo Valentia.

Aggiornamento ore 21.50. Il Corriere in un flash riporta la marcia indietro di Tremonti: «Non ci sarà nessuna abolizione. Per eliminare tutte le province occorrerebbe cambiare la Costituzione»
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Quando il bene inalienabile diventa allarme sociale

di Natale Sorrentino

Dopo un paio di decenni in cui si sono celebrati i fasti del “privato”, per definizione efficiente, in contrapposizione al “pubblico”, inefficiente in quanto tale, oggi ci rendiamo conto dell’insostenibilità di tali affermazioni. Vedasi il sistema bancario privato, il sistema sanitario privato e i mille servizi che il pubblico ha relegato al privato (autostrade, autovelox, telecomunicazioni…).
Fra pubblico ed efficienza non c’è nessuna contraddizione, a patto che il servizio venga gestito con criteri di trasparenza ed ottimizzando le risorse. Anzi, non essendo il “profitto” lo scopo della gestione pubblica di un servizio, questa può offrire al cittadino un servizio migliore ed economicamente conveniente. Infine, riferendomi ad alcuni fatti di cronaca, trovo insopportabile che un cittadino rischi la morte, come purtroppo è accaduto, perchè non è in grado di pagare la bolletta per l’erogazione di un servizio (in quel caso il gas).

Ritengo che l’acqua, la luce e il gas debbano essere considerati “beni inalienabili” della persona e che gli enti, anche in caso di “morosità”, debbano continuare ad erogare un minimo vitale di energia e di acqua. Come del resto avviene in altri paesi, come il Belgio o la Francia, in cui la “morosità” viene letta come “allarme sociale” e non come pretesto per “tagli” e “repressione”.

Il mille piazze di Pordenone

Ieri si è tenuta la manifestazione “Mille piazze per l’alternativa” organizzata in 1200 piazze italiane dai circoli del Partito Democratico. Pordenone non poteva mancare, e con l’aiuto organizzativo del circolo di Cordenons e di Porcia, sono stati montati due gazebo in Piazza del Municipio in centro a Pordenone, e grazie ad un folto pubblico presente, si è dato il via ad una delle più importanti manifestazioni di questi ultimi anni. I due gazebo sono serviti principalmente per raccogliere le firme per le petizioni contro i tagli alla cultura nella nostra provincia – Cinemazero e Teatro Verdi su tutti – e a favore dell’appello di Roberto Saviano a Berlusconi contro la legge sul processo breve (anche se sarebbe meglio chiamarla legge annulla processi, perché in realtà non li abbrevia ma li annulla).

Sono intervenuti molti personaggi della politica e della società imprenditoriale, tra cui spiccano Lodovico Sonego al quale è toccato l’onere di aprire il dibattito spiegando i motivi della manifestazione, il nostro presidente del consiglio comunale Franco Vampa che ha parlato delle vicende giudiziarie del premier, il capogruppo a Pordenone Flora Bomben che ha espresso i suoi dubbi per la nuova finanziaria regionale,  il capogruppo provinciale Giorgio Zanin si è soffermato maggiormente sulle proposte fatte dal Pd in provincia e sull’operato non proprio idilliaco della giunta Ciriani. Si è discusso dei tagli che la finanziaria porterà alla scuola e alla sanità pordenonese: nel primo caso la nuova riforma del ministro Gelmini dice chiaramente che ci dovrà essere il maestro unico, mentre nella realtà ci sono scuole dove gli insegnanti arrivano addirittura fino a sei per classe perché non esiste la figura dell’insegnante specialista (caso più unico che raro: in Italia un insegnante diventa specialista d’inglese dopo aver fatto un corso ministeriale di 150 ore); nella sanità si sono ripetuti i dettami di una nuova epurazione per l’ospedale di Pordenone, dove, con la nuova finanziaria, ci saranno notevoli tagli e si porterà il nosocomio cittadino dall’eccellenza alla degenza delle strutture.

A mezzogiorno il segretario provinciale Francesca Papais ha chiuso l’incontro riprendendo tutti i propositi del Partito Democratico provinciale per le drastiche situazioni create dall’esecutivo regionale e nazionale, auspicando una stagione di lotta politica contro i tagli perpetrati ai danni dei cittadini.
Sotto potete vedere lo slide con le immagini della giornata di ieri, e qui il set completo. Buona visione!