Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha da poco avuto una figlia. Intervistata dal settimanale Io Donna ha dichiarato che tutte le donne dovrebbero tornare a lavorare immediatamente perché la legge che permette alle neomamme di passare a casa i tre mesi successivi al parto è solamente un privilegio.
Annalisa Terranova ha risposto al Ministro dalle pagine del finiano Secolo d’Italia:
Alla Gelmini evidentemente questa norma appare superflua, anzi la giudica un “privilegio”. Proprio così, stare a casa per chi ha avuto un bambino non è un diritto ma un privilegio. «Bisogna accettare di fare sacrifici».
Francamente, è un ragionamento assurdo. Una donna privilegiata che giudica privilegiate le donne normali perché usufruiscono di un diritto sacrosanto. In nome di che cosa? Di un esagerato efficientismo? Di una sorta di protofemminismo rampante? Di un pregiudizio contro lo stato sociale o di una visione un po’ troppo aziendale della maternità? Sia come sia l’uscita è allarmante. È giusto ritenere infatti che il lavoro femminile debba essere competitivo e debba essere considerato un fattore di crescita al pari di quello maschile ma senza perdere di vista la specificità femminile e il fatto che anche la maternità costituisce un elemento di ricchezza per una società e per una nazione.
Detto questo, la Gelmini dovrebbe dare risposte sulla scuola invece che consigli non richiesti alle neomamme e, anziché farci sapere che sua figlia frequenterà una buona scuola, particolare su cui non nutrivamo dubbi, ci dica piuttosto come risponde al preside di Roma che ha annunciato che boccerà tutti gli allievi perché gli mancano i fondi per i corsi di recupero. È una cosa che interessa tanti altri figli, tante altre mamme, e tanti altri papà. Normali, non privilegiati.