Alla fine l’età ha avuto il sopravvento. Il veterano dei senatori statunitensi, il Senatore Democratico Robert Byrd, è morto stamattina in un ospedale della Virginia a 92 anni.
La storia politica del vecchio senatore del West Virginia è fustellata di successi fin dalla sua prima elezione alla Camera nel 1952 quando Dwight Eisenhower venne eletto presidente, e quando sette anni dopo venne eletto Senatore con Lyndon Johnson leader del Senato, con cui formò una coppia storica al Campidoglio.
Dal 1989 è stato il senatore decano, per cui più volte Presidente pro tempore del Senato durante i periodi in cui i democratici ne hanno detenuto la maggioranza compresa l’attuale. In questa veste, Byrd è stato il terzo nella linea di successione presidenziale – dietro al Vicepresidente Joe Biden e alla Speaker della Camera Nancy Pelosi – ed aveva inoltre l’incarico di firmare le leggi approvate dal Congresso subito prima d’essere sottoposte all’approvazione del Presidente.
Oggi, nella seduta mattutina del Senato, il lastricato era coperto con un tappeto nero in segno di lutto, il suo banco era ricoperto di fiori bianchi e le bandiere del Congresso erano a mezz’asta. Tra i tanti che hanno espresso il loro dolore in Senato, le parole del leader dei Repubblicani Mitch McConnell sono state le più espressive: “Lo ricordiamo per il suo spirito di combattente, la sua fede costante, e per le volte che ha ricordato a tutti noi lo scopo del Senato. Generazioni di americani leggeranno la magistrale storia che ha lasciato con la sua morte, rileggendo la vita straordinaria di Robert Carlyle Byrd“.
Negli anni ’40 faceva parte del Klu Klux Klan e nel 1964 votò contro il Civil Rights Act – la legge sui diritti civili voluta da JFK e portata a termine dal suo successore ad interim Lyndon Johnson alla morte di John Kennedy. Cionondimeno è stato uno dei maggiori sostenitori del primo Presidente nero degli Stati Uniti. Tantissimi sono gli aneddoti legati al Senatore Byrd: l’ultimo è storia recente.
Durante il primo voto alla riforma sanitaria voluta da Obama, ai democratici servivano 60 voti per farla passare e quindi completare l’iter congressuale finito un paio di mesi fa. Era da poco scomparso il vecchio leone del Congresso Ted Kennedy, e molti democratici speravano che il Senatore Byrd, vecchio e malato, riuscisse a votare e far passare la legge alla prima esposizione. Tulle le volte che Byrd andava in Senato a votare – cosa ormai rara da parecchi anni – erano sempre abbracci e ovazioni sia tra i colleghi di partito, che tra i Repubblicani i quali riconoscevano nell’anziano guerriero un avversario di prim’ordine. Durante il Natale dell’anno scorso, qualche Repubblicano sperava addirittura che morisse così da beneficiare del mancato voto e bloccare la riforma già sul nascere. Il Senatore Byrd non soltanto visse, ma, spinto con la carrozzella dai suoi colleghi senatori, andò a votare e ruppe il protocollo secolare del Senato rispondendo alla chiamata della Presidenza non con il classico «Aye» (il nostro sì), ma con un bellissimo
«This is for my friend Ted Kennedy. Aye!»
La riforma passò e nel mese di marzo divenne legge.
Oggi il veterano dei senatori è morto, e la legge finanziaria che Obama vorrebbe far approvare prima delle elezioni di medio termine è a rischio esattamente come il primo passaggio di quella sanitaria un anno fa. Anche se qualcuno dice il contrario, servono sempre quei fatidici sessanta voti per farla passare al Senato. E Robert Byrd non può più dire Aye.
(Giacomo Lagona)