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Perchè Maroni ha sciolto un comune virtuoso?

Guai a sgarrare sui rifiuti nel casertano. Guai a mettersi di traverso nella filiera di gestione stabilita dal governo di cui faceva parte fino a poche settimane fa un sottosegretario, Nicola Cosentino, con richiesta di arresto per presunte collusioni coi clan Casalesi nel business della spazzatura. Lo sa bene Vincenzo Cenname, ingegnere di 37 anni ed ormai ex sindaco di Camigliano, paesino di 1749 abitanti a circa 40 chilometri da Caserta. Cenname si è visto sciogliere l’amministrazione comunale per aver pronunciato un no chiaro e fermo all’ordine di entrare nel consorzio unico provinciale del ciclo dei rifiuti, impartito dal decreto legge con cui Berlusconi ha proclamato la chiusura dell’emergenza immondizia in Campania.

Per quel no, Camigliano è stata commissariata in appena dieci giorni, una velocità record mai riservata nemmeno per le amministrazioni inquinate da evidenti infiltrazioni mafiose. Dieci giorni tra l’avvio del procedimento prefettizio, la relazione del ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, e la firma sul decreto del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. E tanti saluti all’esperienza positiva di una giunta comunale che rifiutandosi di entrare nel consorzio e gestendo in proprio igiene urbana e raccolta dell’immondizia è stata protagonista di una differenziata al 65% e di progetti di salvaguardia ambientale e di risparmio energetico. Iniziative grazie alle quali Camigliano è entrata nell’elenco dei comuni virtuosi ed è riuscita a mantenere inalterata per quattro anni la Tarsu (Tariffa Rifiuti Solidi Urbani).

Diverse amministrazioni del casertano, non solo quella di Camigliano, hanno continuato ad autogestirsi, ricevendo al massimo una diffida. Ma Cenname ha fatto di più: ha rifiutato di inviare al Prefetto i dati sulla propria gestione dei rifiuti. Ed in particolare gli archivi sui versamenti della Tarsu e della Tia (Tariffa Igiene Ambientale), la cui riscossione, secondo il decreto legge, viene sottratta ai Comuni per essere assegnata alle Province. Di qui la decisione del governo, che ha trovato nella ‘obiezione di coscienza’ del Comune di Camigliano ragioni sufficienti per sciogliere l’ente.

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